L’impensabile

Son dunque io pensabile in URSS?

Michail Bulgakov nella celebre lettera al governo sovietico del 28 marzo 1930.

No. Non era pensabile Bulgakov in URSS. Troppo poco sovietico. Troppo magico il suo realismo. Secondo alcuni, persino troppo borghese. Eppure, il 18 aprile, Stalin in persona lo chiama e lo convince a restarci, in URSS, dove pure è impensabile, garantendogli un impiego al Teatro dell’Arte di Mosca. Che Stalin stimasse a tal punto Bulgakov? Certo, apprezzava molto il dramma I giorni dei Turbin, versione teatrale del primo romanzo di Bulgakov, La guardia bianca, nel quale vedeva «una dimostrazione della forza travolgente del bolscevismo», ma non si tratta di questo. Il fatto è che la telefonata di Stalin avviene quattro giorni dopo il suicidio di Majakovskij e, come scrive Serena Prina, «il rischio di un secondo scandalo internazionale legato a esponenti del mondo intellettuale doveva essere evitato a ogni costo».

La telefonata di Stalin salva forse il Bulgakov uomo, ma uccide il Bulgakov scrittore, il Bulgakov impensabile, che risorgerà soltanto molti anni dopo la sua morte.

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