Oggi una vacanza dura mediamente dai 3 ai 5 giorni. Ma come si può attraversare Roma in tre giorni? Sarebbe come cercare di leggere l’Ulisse di Joyce in 3 giorni. Ne uscirebbe un quadro assai approssimativo.
È anche vero che il tempo è il lusso più grande del nostro secolo, avido come una lima ci frantuma un giorno dopo l’altro, lasciando la polvere del dei secondi che rimangono.
Filosofia a parte, spero che chiunque di voi abbia avuto l’opportunità di perdersi per Roma almeno una volta nella vita. È una condizione umana che dovrebbe essere garantita ad ogni essere vivente con la facoltà di camminare sulla terra, da inserire nei diritti inalienabili di ogni uomo insieme alla pizza calda con la mortadella. È un lusso, lo sappiamo – perdersi per Roma, non la pizza – ma se solo foste riusciti a trovare il tempo di perdervi per quelle stradine, allora sapreste per certo che quel tempo più che perso sarebbe rubato alla falce di Saturno.
Non tutti i turisti sono così lungimiranti da decidere spontaneamente di perdersi però, anzi, si vedono indaffarati a correre su e giù per le vie del centro con la cartina sotto il naso, sempre pronti ad imboccare la via giusta per un negozio di alta moda, o i classici monumenti stampati in plurime copie sulle cartoline. Ma da Roma è bello farsi cogliere di sorpresa, basta abbassare la guardia e camminare lentamente, se si è fortunati la bellezza vi circonderà in maniera del tutto nuova e inaspettata.
“Vivere a Roma è un modo di perdere la vita.”
Ennio Flaiano
Con ancora i postumi delle vacanze di Natale e dopo aver parlato di Caffi e Venezia, è difficile però trovare anche un solo angolo libero della povera e straziata Città Eterna – sommersa dai rifiuti in questi ultimi tempi. Per questo, per chi ne ha la possibilità, vi consigliamo di viverla di notte quando tutto dorme ed il gigante sembra tranquillo. Ed è così che dovremmo cominciare a raccontare le avventure romane del pittore Ippolito Caffi, amante delle scene notturne tanto da renderle tra i suoi dipinti più famosi.
I suoi quadri non sempre rivelano una spiccata originalità nella scelta dei soggetti, il Colosseo è tra i suoi preferiti, ma quasi sempre rivelano delle viste insolite, incredibili e segrete. Questo è sicuramente dovuto al fatto che il rapporto con Roma è stato chiaro fin da subito: trasferitosi da Belluno per un breve soggiorno, decise di acquistare un’abitazione in via Vittoria, a pochi metri da piazza di Spagna, per lasciarsi trascinare dal mondo romano.
Le feste notturne, le luci, i fuochi saranno il primo pensiero dell’opera di Caffi a Roma, come se non bastasse l’immensa bellezza che dipingeva. I carnevali romani avranno anche un’immagine, come ad esempio la festa dei moccoletti (antica tradizione del carnevale romano da cui nessuno era esentato, basti pensare che non era incosueto che il papa scendesse tra i servi).
Infine ciò che più è intrigante è il complesso rapporto con la nascente fotografia (probabilmente Caffi aveva rapporti con la “Scuola romana di Fotografia” e con gli artisti del Caffè Greco), che usò per affrontare in maniera anomala il tema delle prospettive. E’ questo probabilmente il documento più interessante della sua ricerca, coadiuvata dall’ispirazione che la città poteva offrire. Ed è da qui che nascono i suoi quadri più interessanti, come quelli che dedica all’anfiteatro Flavio visto dall’alto, o al colonnato del Bernini in Piazza San Pietro.
E così ancora oggi, per chi non ha la possibilità di viaggiare, di spostarsi o quant’altro, offriamo l’occasione di viverla con gli occhi dell’artista, forse migliore ed immacolata com’era nell’Ottocento.
Si cammini o ci si fermi, ecco che appaiono panorami d’ogni specie e genere, palazzi e ruderi, giardini e sterpaie, vasti orizzonti e strettoie, casupole, stalle, archi trionfali e colonne, spesso così fittamente ammucchiati da poterli disegnare su un solo foglio. Per descriverlo ci vorrebbero mille bulini; a che può servire una sola penna? E la sera si è stanchi e spossati dal tanto vedere e ammirare.
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1815/17