I Fondamentali: perché Hermann Hesse?

Perché Hermann Hesse?
Perché troppo spesso Hermann Hesse viene bollato esclusivamente come autore per ragazzi e adolescenti, perfetto per le letture giovanili, ed esperto scrittore di romanzi di formazione. Io per esempio sono stato rapito dai suoi testi proprio in quel periodo della vita dai 18 ai 21 anni mi sono immerso nelle lettura dei suoi libri come un forsennato.
Quindi vedi che è proprio così allora!
Già magari forse è così, ma la motivazione per cui molti associano le letture di Hesse alla gioventù è tutta un’altra. Prima di tutto mi sento tranquillo nel ricordare che Hesse è il miglior prosatore tedesco del secolo scorso, assieme all’amico Thomas Mann. Ma la vera motivazione del suo successo tra i giovani sono le tematiche proposte, di una semplicità stordente, ma di una profondità esistenziale abissale, e soprattutto sempre trattate con una levità sconcertante, spesso sotto la forma di fiabe adulte, di una leggiadria possente, granitica per certi versi. Questa enorme accessibilità e fruibilità (una qualità rara) dei suoi testi lo ha imposto come compagno di crescita per migliaia di giovani. L’accostamento ardito con Italo Calvino mi arriva addosso “come un treno nella notte”, entrambi hanno rappresentato per me una finestra sulla vita e sulla letteratura, e mi hanno permesso di comprendere il reale e mi hanno dato le chiavi adatte ad aprire scrigni letterari ben più complicati.
In ogni caso alcuni di questi libri sono un chiavistello irrinunciabile per tutti, che offrono nuove suggestioni a secondo dell’età del lettore.

– Unterm Rad, Sotto la ruota, 1906.
La vita di Hans Giebenrath è una bella corda tesa sopra i grattacieli della giovinezza, dove poter osservare barcollando le vicende comuni a tutti. Il giovane Hans viene costretto allo studio incessante dal padre che vuole vedere nel figlio i propri successi e lo costringe ad eccellere, tappando e vietando tutte le sue passioni, in particolare la pesca. L’abnegazione del giovane viene però minata dalla conoscenza di Hermann Heilner, prototipo dell’artista e del poetico sognatore. Hermann porta la ribellione nella sterile giovinezza di Hans. Questa figura iniziatica, molto comune nella letteratura non riuscirà a salvare Hans, ma al contrario lo metterà difronte ad un mondo reale che non riesce a gestire, che lo risucchierà in un abisso (complice la freddezza di Emma) da cui non si libererà. Solo il commovente personaggio di Flaig il calzolaio riconoscerà i veri colpevoli della tragedia di Hans, il padre ambizioso e i cinici professori.

– Knulp. Drei Geschichten aus dem Leben Knulps, Storie di un vagabondo, 1915
Dico subito che sedevo sul regionale Firenze-Roma all’altezza di Fabro o giù di lì, mentre terminavo questo racconto, e dovetti spalancare il finestrino sulla campagna accecante per prendere un minimo d’aria. Perché il finale è emotivamente insostenibile. Il libro, inoltrandosi nei tre capitoli, diventa sempre più magico, fiabesco, galleggiante. Distribuendosi tra vallate rurali, piccoli paesi, persone semplici, tra fienili ed osterie Knulp il vagabondo si racconta, il suo viaggio diventa una raccolta di esperienze piena d’emozione, la sua affabilità e il suo sentimento contagiano gli altri personaggi ed il lettore stesso. Knulp è il viaggiatore libero e solo, Wanderer divertito che nelle ultime pagine del libro si abbandona in un meraviglioso dialogo con Dio, sfinito dalla neve.

– Der Steppenwolf , Il lupo della steppa, 1927
Secondo Thomas Mann le pagine de Il lupo della steppa possedevano la stessa potenza sperimentale dell’Ulisse di Joyce. Certamente il libro di Hesse è impegnato con la stessa vigoria ad indagare le profondità dell’uomo e a scardinare le porte della letteratura. Hesse descrive un alter ego lacerato, malato, Harry Haller è diviso all’interno, fra uomo e bestia. Qui esce fuori la grande vena introspettiva a psicoanalitica di Hesse, che riempie tutti i suoi scritti, in particolare il concetto di polarità così caro allo scrittore e mutuato dalle filosofie orientali. In bilico continuo tra l’onirico e la cruda realtà, uno sprezzante ghigno teso verso la borghesia ipocrita e frivola, ed un magico viaggio nell’introspezione più fonda. Le celeberrime figure di Mozart, Goethe e il processo catartico del “teatro magico” sono la rappresentazione fisica del viaggio interiore di Harry, Hesse, e noi tutti.

– Narziß und Goldmund, Narciso e Boccadoro, 1930
Torna la polarità, il rapporto biunivoco, l’esaltazione delle differenze che diventano chiave e strumento per narrare l’evoluzione intima dei suoi personaggi e quindi dell’uomo.  Narciso e Boccadoro sono simboli bipedi di poli contrapposti, spirito e natura, vita contemplativa e attiva, ascetismo e mondanità, apollineo e dionisiaco, la ragione contro l’esperienza sensibile. Narciso è dapprima un giovane di grandi capacità, ben presto abate di Mariabronn che dedica la vita allo studio e alla preghiera, fuggendo in qualche modo il mondo intero. Boccadoro al contrario è sperimentare principe della vita e del sensibile. Nonostante vengano assorbiti dalla loro natura entrambi non riusciranno a compiere del tutto la propria ricerca, e con questo Hesse racconta come sia indispensabile il sincretismo tra lo spirito e i sensi per ogni cammino esistenziale. È un peccato non poter raccontare con minuzia un libro magnifico, toglierei però un’enorme goduria e quei fortunati che non hanno mai letto questo libro.

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