Maderno a San Pietro e gli ordini “dall’alto”

“Il reale scopo dell’edificio era la cupola: essa fu celata! La cupola aveva un rapporto coerente con le absidi: sono state celate”

Le Corbusier, Vers une Architecture

Il 1603 fu un anno cruciale per la carriera di Carlo Maderno e  più in generale per la storia dell’arte: due delle opere più importanti e discusse dell’architettura seicentesca stavano per essere realizzate. La prima fu la facciata di Santa Susanna, grazie alla quale l’architetto ticinese guadagnò il rispetto e la devozione della generazione di talenti che affollò il panorama architettonico romano del ‘600, la seconda fu la ben più discussa facciata di San Pietro, dove fu costretto a rimaneggiare il progetto di Michelangelo. Sulla facciata è stato detto molto, forse troppo, ma ciò che quasi mai è stato reso chiaramente è che i gravi errori di proporzionamento, i quali inficiano la cupola di Michelangelo, non vanno attribuiti al Maderno.

Il compito affidatogli da Clemente VIII Aldobrandini non fu per nulla semplice, immaginate di ritrovarvi ad interferire con il progetto del miglior artista della storia, una responsabilità più grande di un umile, seppur bravo, architetto. E così carta alla mano le modifiche sostanziali che effettuò inizialmente furono sulla pianta: il disegno di Michelangelo era più vincolante di quello che possa sembrare, ed oltretutto dai disegni del Maderno si evince la sua particolare attenzione e il tatto che ha dimostrato nell’intervenire con perizia per non intaccare con il progetto del maestro. L’aggiunta della navata gli fu fatale però, rovinando di fatto la vista della cupola.

Ciò che è meno noto però, è quanto avvenne nel suo intervento in facciata: qui in grandi linee rimase fedele al progetto pervenuto da Michelangelo, rispettando così una proporzione rigorosa, che Maderno in fondo aveva nelle sue corde per l’innata precisione. Ma nel 1612 intervenne malauguratamente papa Paolo V Borghese, il quale calò dall’alto un vademecum di nozioni da tenere obbligatoriamente in considerazione. Ovvio che molte di queste scelte cambiarono radicalmente il progetto del Maderno, che inerme non poté rifiutarsi di adempire agli ordini papali.

Facciata attuale della Basilica di San Pietro, Roma, Carlo Maderno

E così nacque sopra il portico la ben nota Loggia delle Benedizioni, richiesta dall’esigenza del rito. La definitiva perdita delle proporzioni avvenne quando un’altra assurda pretesa papale impose di costruire due torri agli estremi della facciata. Le torri per fortuna non furono completate dal Maderno, ma solo iniziate, così da sembrare oggi un tutt’uno con la facciata. Osservandola oggi in tutta la sua completezza la sensazione di disarmonia è alleviata dalle ultime aggiunte del Bernini che regalò una nuova visione della piazza grazie al ben noto colonnato. Ma provate ad osservarla e solo per ipotesi levate l’ultimo intercolunnio da una parte e dall’altra e noterete con stupore che la facciata non era affatto sproporzionata, anzi godeva di una piacevole armonia degna del Maderno.

Il vecchio maestro venne così in parte ingiustamente incolpato di una svista così grossolana e non degna del suo nome, ma ciò che oggi ci perviene è un immagine completamente diversa dell’architetto ticinese. La sua colpa fu quella di non ribellarsi alle assurde richieste papali, ma la ribellione non era un gesto consono al suo talento rigido e rigoroso.

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