Le idee più interessanti sbocciate in Nord America nell’ottocento rispondono al restrittivo nome di Trascendentalismo, e al nome dei due autori che ne hanno piantato i semi: Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau. Poggiati sulle spalle dell’interpretazione Kantiana del trascendentale, (riferita alla meccaniche formali dell’acquisizione della conoscenza, attraverso l’esperienza sensibile a priori, trovando quindi il sincretismo fra trascendente e immanente riferito alla effettiva realtà delle cose) sviluppano una vera critica al razionalismo europeo, e una vera lode al rapporto tra l’individuo e l’esperienza naturale che lo circonda. Spesso la corrente filosofica e poetica si mostrava in aperto contrasto con le tendenze europee, forte di inspirazioni e presupposti per la prima volta vivamente autoctoni e Americani.
Il lavoro di Emerson e sempre stavo scansato e parzialmente rigettato in Europa. Il ricordo delle idee romantiche del vecchio continente rendevano indigeste le nuove tendenze d’oltreoceano, anzi odoravano di antiquato, di Courbet e Friedrich. Probabilmente poco d’interessante poteva venire dalle colonie. Nietzche fu forse il pass-partout che spalancò la finestra a questi pensatori d’oltreoceano, il filosofo di Rocken prese a riferimento molti scritti di Ralph Waldo Emerson per il suo lavoro, ed in questa maniera il pensiero dei trascendentalisti affluì in Europa.
“Il corpo umano è il magazzino delle invenzioni, l’ufficio brevetti, dove ci sono i modelli da cui è preso ogni suggerimento. Tutti gli attrezzi e i motori sulla terra sono soltanto estensioni delle membra e dei sensi dell’uomo…” ( R. W. Emerson )
Parole efficaci quelle di Emerson, in questa particolare occasione eviteremo di approfondire il rapporto del pensatore con l’individualismo, creato in antitesi completa con la dottrina nichilista sviluppatasi in Europa nello stesso periodo, ma ci concentreremo sul rapporto con la natura e l’anti-socialità, perchè proprio da quest’ultimo germoglia la mira finale di queste righe. Emerson nel suo saggio più influente Nature ci racconta di un rapporto con l’ambiente naturale pieno di magnanimità, una ricerca di comprensione e di condivisione tra l’individuo e l’ambiente che pervade tutto lo scritto. La natura è elemento da rispettare e da proteggere allo stesso tempo, non esiste quindi la visione auratica del Wanderer, spesso schiacciato da una natura predominante e alle volte soverchiante. Le influenze di stampo orientale saltano subito all’occhio, ma la sensibilità naturale dimostrata da Emerson e in seguito da Thoreau scaturisce da una commistione più articolata. I fattori principali sono proprio la visione ottimistica dell’uomo-individuo, visto come artefice delle sue azioni e come essere dipendente da sensazioni ed emozioni in corrispondenza con i ritmi della natura.
Questa parte del discorso Trascendentalista è stata sviluppata in particolare da H. D. Thoreau, che ha dedicato la maggior parte dei suoi scritti al rapporto tra l’uomo e la natura. Il libro-manifesto dello scrittore americano è proprio Walden: ovvero la vita nei boschi, dove racconta l’esperienza di sopravvivenza, vissuta nell’arco di due anni sulle sponde del lago omonimo. Nel volume descrive la sua vita nella capanna scelta come abitazione, e tutti i respiri del lago difronte a lui, i ritmi della natura in cui è immerso e le proprie difficoltà quotidiane. Molto spesso nel suo racconto si sofferma sull’armoniosa convivenza tra le forme naturali vive e brulicanti, e l’essere umano solo con se stesso. Ci riporta mesi di pace e riflessione sull’inutilità dei beni materiali e la grettezza dei più classici rapporti umani.
E’ effettivamente è facile intuire la genesi di questa corrente di pensiero. Il continente nord-americano che andava scoprendosi nel corso degli ultimi secoli, fino nei suoi angoli più reconditi, ha dimostrato una ricchezza naturale insuperata. Immagino che per i coloni europei fosse straordinario osservare deserti infuocati, montagne altissime, grandi cascate ed alberi di una grandezza spropositata. Era come se tutto fosse più grande che in Europa, tutto era più bello e più selvaggio, gli animali più grandi e numerosi. I coloni sbattuti in una nuova terra si trovavano di fronte ad una seconda possibilità (sprecata purtroppo), ed il territorio sterminato era la prova tangibile. Anche i poeti, come Walt Whitman canteranno l’amore per la nuova natura, che rispetto a quella europea aveva un fascino inspiegabile.
“Vorrei spendere una parola in favore della natura, dell’assoluta libertà e della selvatichezza che vengono opposte a una libertà e a una cultura meramente civili. Considero infatti l’uomo più come abitante, come parte integrante della natura che come membro della società.”(1)
Questo è il punto di partenza di uno dei suoi libri più belli, Camminare. Riconosciuto da sempre come archetipo dell’ambientalismo moderno, che in realtà non ha influenzato l’uso comune, ma delle nicchie nascoste di lettori che praticano forse una sorta di ambientalismo morale, come succede per i grandi libri, che si aggrappano a poche persone ma quelle le cambiano per bene.
Thoreau non pubblicherà personalmente il libro, che uscirà solo dopo la morte aveva già sciorinato due volumi: Walden ovvero vita nei boschi e La disobbedienza civile, che influenzeranno veramente metà dell’occidente più in là ancora, da Tolstoj a Gandhi.
In questo piccolo pamphlet racconta la sua meditazione in movimento, la fusione spirituale che può avvenire tra l’animo umano e l’ambiente naturale, durante un cammino, una passeggiata immersa nella natura più selveggia. La metafore sul cammino inteso come processo infinito di raggiungimento di una consapevolezza superiore saltano subito all’orecchio, ma è Thoreau che sottolinea in modo particolare il significativo innesco che l’ambiente naturale rappresenta per la ricerca interiore. Un tema che è arrivato fino ad oggi e che ha riempito spesso pagine di altri autori, ad un altro libro irrinunciabile sull’argomento è “I vagabondi del Dharma” che in maniera differente ricalca le stesse tematiche, forse l’unico libro veramente valido di Jack Kerouac.
“Nel corso della mia vita ho incontrato non più di una o due persone che comprendessero l’arte del Camminare, ossia di fare passeggiate, che avessero il genio, per così dire, del vagabondare, termine splendidamente tratto da “genti oziose che nel Medioevo percorrevano il paese chiedendo l’elemosina con il pretesto di recarsi à la Sainte Terre”, sin quando i bambini cominciarono a gridare: “Ecco là un Sainte Terre!”, un Vagabondo, un Terra Santa. …Perché ogni vagabondaggio è una sorta di crociata, predicata dal San Pietro l’Eremita che è in noi, per indurci a uscire e riconquistare la Terra Santa dalle mani degli infedeli.”(2)
Il camminatore si mette, grazie alla cinetica del cammino, in contatto completo con la natura che lo circonda, capace in tutte le sue diverse forme di porre l’individuo di fronte a se stesso, sviluppando una meditazione errabonda più profonda. Robert Walser autore di Der Spaziergang (La passeggiata) morto con la faccia nella neve nel sanatorio di Herisau durante una lunga passeggiata, contemplava la propria esistenza e sviluppava i propri scritti in lunghe passeggiate, che Carl Seelig celebrerà nel consigliatissimo volume Wanderungen mit Robert Walser. Allo stesso modo Thoreau ci spiega come diventare camminatori non è semplice, e l’uomo disposto a intraprende un cammino nella natura deve essere disposto a partire per un viaggio interiore, dove anche una brevissima distanza diventa un cammino decisivo per chi lo intraprende con consapevolezza. Allo stesso modo dei Peripatetici, oppure di Jean-Jacques Rousseau che in Le fantasticherie del passeggiatore solitario ci racconta una riflessione filosofica profonda oltre che un’autobiografia molto lucida.
“La vita è stato selvaggio. Quel che è più vivo è più selvaggio, e quel che non è ancora soggetto all’uomo lo rinvigorisce. È come se colui che si è spinto avanti incessantemente, senza mai cercare riposo dalle proprie fatiche, crescendo saldo e chiedendo molto, si fosse trovato sempre in paesi sconosciuti, in luoghi selvaggi, circondato dal materiale grezzo della vita. Come se si fosse inerpicato sui rami degli alberi nella foresta primitiva.”(3)
(1) (2) (3) Camminare