Honoré Daumier, Nadar Élevant la Photographie à la Hauteur de l'Art, 1862, Brooklyn Museum

L’Arte della Fotografia: Nadar

Come asserì Balla all’inizio dell’avventura futurista “data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno.” Vero, tant’è che l’avvento del nuovo strumento cambiò il mondo dell’arte radicalmente, tanto da sconvolgerne i suoi canoni. Ma come si raggiunse la consapevolezza che questo nuovo mezzo potesse essere qualcosa di più di una semplice trasposizione della realtà? Ovviamente questo passaggio è meno immediato e soprattutto troppo lungo per essere sviscerato in un solo articolo, ma quello che vorremmo fare è raccontarvi chi ha lottato perché questo accadesse, chi ha notato che grazie alla macchina fotografica qualcosa di diverso poteva essere impresso oltre ad una semplice immagine. E’ dunque con una frase di Henri Cartier-Bresson che vi invitiamo a scoprire insieme a noi alcuni dei maestri che hanno contribuito perché questo accadesse: “le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento.”

Felix Nadar

Quest’oggi approfondiremo il controverso personaggio di Nadar, parente stretto, se non addirittura padre, del movimento impressionista, del quale favorì notevolmente la conoscenza e la fruizione al pubblico ospitandoli nel suo studio di Boulevard des Capucines per la prima importante mostra dedicata agli artisti indipendenti, ovvero coloro che per scelta o per costrizione non esponevano al Salon. Ma a parte le sue opere di mecenatismo e solidarietà per chi portava innovazioni nell’arte, fu anche lui un importante sperimentatore nella fotografia.

Gaspard-Félix Tournachon, o per meglio dire Nadar (1820-1910), fu uno dei fotografi più innovativi dell’800. Nato a Parigi e cresciuto artisticamente nella stessa capitale francese, ebbe la fortuna e la capacità di calamitare intorno a se una serie di artisti con idee che scioccavano i contemporanei ma che si sarebbero rivelate con il tempo ottime intuizioni. Fino al 1853-54 l’aspirante fotografo non aveva ancora mai toccato con mano lo strumento, ma si guadagnava da vivere facendo il caricaturista per alcuni giornali satirici. Di lì a poco la sua vita sarebbe cambiata radicalmente, l’avvento e il passaggio, apparentemente casuale, di una macchina fotografica tra le sue mani cambierà radicalmente la sua storia.
Poco tempo dopo ebbe la fortuna di ritrarre i personaggi più importanti del panorama artistico parigino, famosissime le foto dedicate a Baudelaire, ma anche Bakunin, Delacroix, Dorè, Manet e Victor Hugo. La sua estrema predisposizione alla sperimentazione dei nuovi mezzi e delle tecnologie lo portò ad effettuare fotografie aeree tramite l’utilizzo di un aerostato. Ma poco dopo si spinse oltre, arrivando a costruire egli stesso una mongolfiera (ribattezzata “Il gigante”) che lo portò a navigare l’aria sopra Parigi. Le sue avventure sospese ispirarono persino l’amico Jules Verne a scrivere un libro a lui dedicato, “Cinque settimane in pallone”.

E’ meno noto inoltre, ma il fotografo francese fu uno dei primi sperimentatori del flash al magnesio, essendo un grande studioso della luce e dell’illuminazione in un set fotografico. In merito a questo argomento disse: “La teoria fotografica si impara in un’ora; le prime nozioni pratiche in un giorno … quello che non si impara … è il senso della luce … è la valutazione artistica degli effetti prodotti dalle luci diverse e combinate”.
Alla sua scomparsa, nel 1910, il grosso era stato fatto e la sua eredità fu preziosamente messa a frutto dalle fertili generazioni successive. Il suo spirito, aperto e socievole ad ogni nuova persona ed esperienza, ha incarnato perfettamente il periodo d’oro parigino, mosso da tumulti artistici che avrebbero cambiato il mondo. In questo senso Nadar funge da perno, il centro di questa sperimentazione continua messa in atto durante l’ottocento, senza il quale forse anche gli impressionisti avrebbero faticato a farsi conoscere.

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