Agnolo Bronzino, Ritratto di Dante, 1530 circa

Dante nell’arte. Un compendio

Nessun autore nella storia della letteratura è stato fonte d’ispirazione per l’arte tanto quanto Dante Alighieri. Le sue due opere maggiori, la Vita nuova e la Commedia, hanno dato vita a delle vere e proprie tradizioni artistiche.

Per quanto riguarda la Vita nuova, raccolta di trentuno liriche giovanili incorniciate da una prosa narrativa e teorica, autentico testo sacro del Beatricianesimo, paragonabile ai Vangeli per il Cristianesimo, numerosi artisti ne hanno rappresentato i momenti cruciali, e in particolar modo i mitici incontri del poeta-apostolo con la «gentilissima» figura di Cristo, Beatrice, colei che dà beatitudine.

Dante Gabriel Rossetti, Dante incontra Beatrice ad un matrimonio, 1852.
Dante Gabriel Rossetti, Saluto di Beatrice, 1859-1863.
Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix, 1872.
Dante Gabriel Rossetti, Il sogno di Dante, 1880.
Raffaele Giannetti, Primo incontro di Dante e Beatrice, 1877.
Henry Holiday, Dante e Beatrice, 1883.
Raffaello Sorbi, L’incontro di Dante e Beatrice, 1897.
Raffaello Sorbi, Dante incontra Beatrice, 1903.
Odilon Redon, Dante e Beatrice, 1914.

Per quanto riguarda invece la Commedia, oltre alla ricchissima e secolare tradizione di illustrazioni, che ha in Blake e nel grande Doré i massimi esponenti, un canto in particolare, il V dell’Inferno – di certo non il migliore, il XIII (Pier delle Vigne), il XXVI (Ulisse) e il XXXIII (Ugolino) sono ben altra cosa, ma questo sazia quell’indefessa brama di romanticismo propria dell’uomo moderno e postmoderno -, ha attirato l’attenzione di pittori e scultori d’ogni tempo e luogo. Innumerevoli artisti hanno rappresentato i due memorabili lussuriosi Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, sbattuti in eterno dalla perpetua bufera che infuria nel secondo cerchio infernale. Neppure un pittore futurista come Boccioni ha resistito al fascino dei due cognati soggiogati dal «galeotto» libro.

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Francesca da Rimini, 1814.
Johann Heinrich Füssli, Dante osserva le anime fluttuanti di Paolo e Francesca (studio), 1818.
William Dyce, Francesca da Rimini, 1837.
Giuseppe Frascheri, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, 1846.
Ary Scheffer, Le ombre di Paolo e Francesca appaiono a Dante e Virgilio, 1855.
Dante Gabriel Rossetti, Paolo e Francesca da Rimini, 1855.
Dante Gabriel Rossetti, Paolo e Francesca da Rimini, 1867.
Gustave Doré, Paolo e Francesca da Rimini, 1863.
Anselm Feuerbach, Paolo e Francesca, 1864.
Alexandre Cabanel, La morte di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, 1870.
George Frederic Watts, Paolo e Francesca, 1870.
Mosè Bianchi, Paolo e Francesca, 1877.
Gaetano Previati, Paolo e Francesca, 1887.
Gaetano Previati, Paolo e Francesca, 1909.
Auguste Rodin, Il bacio, 1888-1889 (foto del 1898).
Arnold Böcklin, Paolo e Francesca, 1893.
Umberto Boccioni, Il sogno (Paolo e Francesca), 1908-1909.

Queste numerose opere d’arte sono l’ennesima dimostrazione – non che ce ne fosse bisogno, anzi – della grandezza di Dante, tra le più straordinarie menti partorite dall’uman genere. I geni nobilitano l’uomo – e insieme lo schiacciano, lo inceneriscono, ma questo è un altro discorso -, e Dante è uno di questi.

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