L’arte è di chi la osserva – 2

Edvard Munch, Separazione, 1896, Olio su tela, 79×105 cm, Munchmuseet, Oslo

L’arte è spesso soggetta ad un inquadramento obbligato da critici severi, che pretendono un’interpretazione univoca delle opere, a volte oltrepassando anche i pensieri dell’autore stesso. In quest’ottica ho pensato che sarebbe stato interessante proporre alcune delle opere tra le più discusse e famose della storia a persone estranee al mondo dell’arte, per scoprire cosa suscitasse in loro il dipinto in questione. Questo esperimento vuole interpretare e confrontare un pensiero sincero e libero da schemi formali legati allo studio delle opere d’arte ad una visione accademica della pittura, studiata e impostata per forza di cose.

L’esperimento consiste nel mostrare alcuni dipinti a persone che mai si sono scontrate con opere d’arte, per poi porgere loro alcune domande, a volte pertinenti alla lettura del quadro e altre meno, per trarre delle conclusioni.

Di chi è secondo te quest’opera?
Munch…perché ricorda “L’urlo”, per i colori, la tipologia del disegno.

A che periodo la assoceresti? A quale secolo? O se possibile a quale movimento artistico?
Lo assocerei alla fine dell’800, primi ‘900.

Cosa noti di questo quadro? C’è qualche dettaglio che ti colpisce?
C’è questa donna che se ne va, lasciando una scia di dolore probabilmente. Poi la mano rossa dell’uomo posta sul cuore che richiama probabilmente una straziante sofferenza. C’è un oggetto rosso sotto l’albero e l’uomo che non riesco ad identificare.

Cosa provi vedendo questo quadro e quali sentimenti suscita? E perché?
Tristezza, ma soprattutto per i colori che richiamo al dolore. Perché c’è questa sensazione di divisione, un abbandono doloroso e l’indifferenza della donna che se ne va.

Ti piace questo quadro?
No.

Come lo intitoleresti?
L’amore perduto

Considerazioni:

Rispetto alla prima esperienza (Edward Hopper) la nostra “cavia” ci ha disorientato indovinando subito l’autore del dipinto, già conosciuto per “L’Urlo”, un’opera indubbiamente nota a tutti. Questo lo ha indirizzato da subito verso il pittore norvegese, che ha fatto dell’espressione e dei sentimenti dell’animo umano uno stile pittorico unico. Anche per quanto riguarda l’interpretazione è stato abbastanza diretto, inquadrando subito il tema dell’abbandono e della sofferenza come fulcro del dipinto. Pochi anni prima di realizzare l’opera l’artista aveva rotto con Tulla Larsen, che avrebbe voluto sposarlo, e forse è proprio questo il motivo per cui la donna è ritratta in abito da sposa. A proposito della donna lo stesso Munch afferma: ”Soltanto lei aveva il diritto di amare…Quando qualcuno la baciava, diventava per lei un oggetto da usare. Se egli si opponeva diventava un mascalzone meritevole di essere punito.Si annoiava rapidamente di coloro che la amavano,e si riservava il diritto di distruggere chi non l’amava”.

Infine il nostro teste individua nel “fiore del dolore” un oggetto di interesse rilevante per la dinamica del dipinto. Guardandolo da un altro punto di vista, ad esempio insieme all’albero, può essere interpretato come una nuova mela, in una trasposizione in chiave moderna del peccato originale. Inoltre la figura della donna-sposa, ma anche sirena e carnefice su questa spiaggia di desolazione, rimane cinica e la mancanza dei tratti del volto aumentano la percezione di freddezza e inumanità.

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