Publicity photo donated to the Rock Hall Archives

Le voci dal Delta: Muddy Waters

I lamenti, le voci, i suoni e le immagini di una epoca storica che in Europa è rimasta sempre in ombra. Un’epopea culturale durata alcuni decenni che cambierà il volto della musica popolare americana e per estensione della musica e della cultura di casa nostra.

“Mia madre disse a mio padre, poco prima che nascessi, stai per avere un bambino e sarà un poco di buono “

Nato McKinley Morganfield in quella desolata Contea di Sharkey, nella terra melmosa e stirata dell’infinita pianura americana, fatta di paludi e piantagioni del Mississipi. Bambino tra le due guerre in quel paese selvaggio e ancora “di frontiera”, costruito di sacche, di chiazze ancora selvaggie ed estreme. Uscito fuori per davvero dalla disperazione, dalla piantagione e dalla fatica disperata e senza orizzonte, Muddy appartiene alla seconda grande generazione del Delta Blues, diventa anzi il grande anello di congiunzione con i bluesman di prima generazione, figli primogeniti dei canti di libertà e schiavitù intonati nelle piantagioni sin dai primi dell’ottocento. Muddy Waters prese l’insegnamento dei suoi predecessori proiettando le loro esperienze alla ribalta americana e poi mondiale. Maestri come Sonny Boy Williamson, Robert Johnson, Sonny Boy Williamson II, Blind Lemon Jefferson, Skip James,  David Honeyboy Edwards ispirarono il sound del chitarrista di Rolling Fork. Muddy Waters imprimerà nella memoria musicale del mondo il groove, il sound, e lo slang del blues, che determineranno poi lo sviluppo di tutta la musica degli ultimi 50 anni, dai riff del rock alle litanie rap. Con lui saranno musicisti come Howlin’ Wolf e B.B. King a portare il blues nelle case della gente comune, elevandolo a genere peculiare.

Il padre del “Chicago Blues” inizierà a suonare l’armonica in giovane età e poi la chitarra sulle orme di Robert Johnson e Son House. Svilupperà una grande capacità espressiva ed una stupefacente manualità con lo slide ( bottleneck ), che associato per la prima volta alla chitarra elettrica svilupperà un timbro sonoro unico. Proprio con uno slide blues intitolato I cant’ be satisfied troverà il primo grande successo, per un pubblico che si rivelerà in maggioranza di carnagione chiara (un eccezione per l’epoca). La grande consacrazione per Muddy Waters arrivò con il suo sodalizio con la Chess Records, dopo aver registrato i suoi primi pezzi con il grande studioso Alan Lomax, che per la Library of Congress imprimeva su semplici magnetofoni le tendenze musicali del Nord America.

Dopo la lunga gavetta nei locali di Chicago, esplose nella scena musicale come una supernova alzando oltre il limite l’asticella del blues americano, prima nella capitale dell’Illinois e poi in tutto il continente. Saranno due gli incontri fondamentali per la sua carriera: la conoscenza del giovane prodigio Little Walter con cui formerà le sue prime band, e poco dopo Leonard Chess che fonderà la sua casa discografica, capace di lanciare oltre a Muddy Waters artisit come Etta James, Bo Diddley, Chubby Checker, Chuck Berry e Howlin’ Wolf. L’evoluzione del musicista passa quindi per le sale della Chess Record e per i grandi successi delle sue hit, come Rollin’ stone (canzone che darà poi il nome al gruppo di Keith Richards e Mick Jagger). La vera svolta avviene però nel 1953, quando nelle sale di registrazione si radunarono alcuni tra i musicisti migliori della storia della musica del novecento, iniziarono così le storiche registrazioni con il suo gruppo al completo: Muddy Waters ( chitarra e voce ), Little Walter ( armonica ), Jimmy Rogers ( chitarra ), Elgin Evans ( batteria ) e Otis Spann al piano. Questa incredibile formazione è paragonabile al secondo storico quintetto guidato da Miles Davis  (Coltrane, Adderley, Chambers, Jimmy Cobb e Bill Evan) che sfoderò lo smeraldino Kind of blue
I ricami di questi grandi interpreti, riferendomi in particolar modo a Little Walter che è stato di gran lunga il più grande armonicista di sempre, arricchiscono l’estro di Muddy e la grande capacità creativa di Willie Dixon, compositore e produttore di livello assoluto. Le produzioni degli anni cinquanta sono quindi di livello eccezionale, proprio in quel periodo le fumose sale di registrazione daranno alla luce pezzi storici come Forty days and forty nights, e le celeberrime Hoochie coochie man e Mannish boy. Questo periodo proietterà Muddy Waters nel firmamento della musica contemporanea,  tutto il rock-blues del decennio successivo, dai Derek and the Dominoes ai Cream fino ai primi Jethro tull, sarà infinitamente debitore alla musica di Muddy “mississipi” Waters. Gli ultimi anni della sua vita saranno costellati di grandi collaborazioni e importanti concerti, specialmente in Inghilterra  dove il blues dei “neri” d’america divenne apprezzatissimo a metà degli anni 60′. Morirà nel 1983, un anno dopo il suo ultimo concerto, in cui aveva duettato con Erick Clapton, uno dei suoi più ferventi discepoli. Per gli appassionati consiglio le “The London Muddy Waters Sessions” con Rory Gallagher, Steve Winwood, Rick Grech e Mitch Mitchel, una vera perla imperdibile.

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