Nelle innumerevoli strade che il corso degli eventi ci impone di percorrere con un certo distacco, molti sono gli Altari che l’Uomo ha imposto alla Memoria.
Di questi, uno appare colpevolmente trascurato, anno dopo anno.
È un’opera imponentemente delicata a ricordarcelo.
L’opera di Claudio Parmiggiani che porta il nome di Campo de’ Fiori.
Dal 2010 questa è parte del grande intervento concepito per la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale a Bologna, dove prende posto presso l’altare maggiore.
È una campana di bronzo con tutta la sua rigida coscienza, che sta lì a sovrastare la fisica consapevolezza di una pila di libri: l’attenzione delle mani che l’hanno sistemata porta con sé il tempo di quei gesti umani che in tutta la loro meccanica e spoglia razionalità il tempo sembrano metterlo da parte, e che poi ritroviamo lì esattamente dove lo si era lasciato.
È una catasta di libri che è stata lasciata bruciare fino quasi a incenerire. Un tempo che già è stato e che istintivamente gli occhi ricostruiscono ripercorrendolo, riunendo la traccia evasa della cenere con la sostanza di quella carta estinta che ora ritroviamo là, dietro, nelle tre specchiature dell’abside.
È un affresco realizzato a fuoco. Ci racconta di quello che nel tempo riunificato del ricordo è stata la vita di questi libri e della costante ricerca, dell’amore per la conoscenza che non può mai sottomettersi alle stagioni e ai limiti della sola vita umana.
E non si sottomise Giordano Bruno, che riconosciuto eretico impenitente, pertinace ed ostinato l’8 febbraio del 1600, fu trasferito al carcere di Tor di Nona. Visitato ancora nei giorni seguenti da teologi e confortatori di cui rifiutò il conforto, la mattina del giovedì 17 febbraio fu condotto a Campo de’ Fiori con la lingua in giova, dove, spogliato nudo e legato a un palo, fu arso vivo.
L’opera di Claudio Parmiggiani ci racconta la sua storia, una storia che quanto mai oggi è utile ricordare e tramandare perché tutti ne beneficino: la Storia del Libero Pensiero.