In letteratura tutto questo disincanto nei confronti della società moderna si trasforma nel più moderno e ancora oggi attuale romanzo sociale. Di questa corrente Balzac e Stendhal ne sono i fondatori, seppur con intenti diversi. Il liberalismo di Stendhal viene contrapposto da una posizione quasi reazionaria di Balzac. Il primo, amante del popolo, ma non a tal punto da potervi convivere, ne descrive le più intime frustrazioni verso un’intransigenza all’elevarsi dalla propria posizione. Julien Sorel ne è l’eroe, che però lo scrittore osserva con severità e giudica per via della sua natura plebea. E’ in questa disamina però che Stendhal dimostra comunque l’inesorabile disprezzo per la società contemporanea di fronte alla quale nulla può un povero qualunque. Quasi si scorge una nota nichilista nelle parole del romanziere francese, pronto a rinunciare alla lotta e di mettere a nudo tutte le umane debolezze. Tutti i suoi eroi sono dei romantici perduti, degli idealisti avventurosi e appassionati ma contaminati dalla vita. In questo modo Stendhal parla del suo tempo in modo disincantato e critico, approdando ad un nuovo modo di vivere la storia, figlio della delusione politica cocente.

Solo pochi anni più tardi, nel 1848, ebbe di nuovo luogo una rivoluzione guidata dalla classe operaia in rivolta contro i continui soprusi degli uomini al potere. Ed anche questa volta il risultato fu una deludente sconfitta per la libertà e la democrazia. Il proletariato esausto, per i successivi dieci anni subisce passivamente i soprusi ai danni della cultura francese: la censura si abbatte pesante sulla stampa filo-socialista, i rivoluzionari considerati dei traditori della patria e lo stato perpetuo di vigilanza poliziesca diviene soffocante. La situazione genera negli artisti ed intellettuali del periodo una profonda scissione in due categorie fondamentali: i ribelli e i conformisti.
Il destino del Secondo Impero è legato alla grande crescita che investe la Francia. Parigi diventa una metropoli e viene invasa dalle innovazioni: una rete di trasporti, la nuova tecnica per l’illuminazione, il vestire e il mangiare subiscono degli stravolgimenti a partire dal 1850. Inoltre il piano cittadino redatto dal prefetto Haussmann a partire dal 1852 contribuisce a modificare definitivamente il volto parigino, aprendo larghi boulevard e progettando un sistema di fognature e rete idrica che miglioreranno la situazione dal punto di vista igenico-sanitario. Tutto ciò si traduce in una città che perde però il suo spirito artistico, dove predominante diviene di nuovo l’aspetto ludico. Teatri, balli, ristoranti e magazzini fanno di Parigi un luogo di piacere.
Bibliografia:
Arnold Hauser, Storia sociale dell’arte, Einaudi, 1964
Giulio Carlo Argan, L’arte moderna 1770-1970, Sansoni, 1970
Carlo Bordoni, Introduzione alla Sociologia dell’arte, Liguori, 2008
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte I
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte II
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte III
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte IV
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte V
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte VI
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte VII
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte VIII
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte IX