Successivamente Delacroix renderà palesi i suoi rapporti con la nuova borghesia che si andava insediando, che di fatto assumerà gli usi e costumi della precedente classe dirigente, frequentando e vivendo del loro interesse nei suoi confronti. Nel 1848 si dichiarerà addirittura controrivoluzionario, quando lo stesso ceto sfruttato dalla nuova borghesia capitalistica si ribellerà contro i soprusi a cui era costretto a sottostare.
L’arrivo di Luigi Filippo non portò i cambiamenti annunciati, rappresentando solo un avvicendarsi di schieramenti con gli stessi interessi. Il periodo successivo ai moti rivoluzionari diventerà infatti un periodo di relativa floridità economica dove il capitale la farà da padrone e la società, nelle persone della classe dirigente soprattutto, pronta a prostituirsi. L’aspetto plutocratito del nuovo governo sfocerà in una continua crescita di feroci speculatori pronti a spartirsi i più lauti bocconi lasciando solamente le carcasse alla povera gente. A questo proposito sembrano profetiche le parole del banchiere Laffitte il quale mentre accompagnava il duca d’Orleans al municipio parigino il 31 luglio del 1830 affermò “d’ora innanzi regneranno i banchieri”. Il “re cittadino” o “re dei francesi” aveva già tradito la rivoluzione in partenza.
Già nel 1831, un giovane e arrabbiato Honoré Daumier, riesce in una disamina critica che solo un caricaturista qual è lui può formulare. In “Gargantua” rappresenta il sovrano Luigi Filippo demonizzato nella figura del gigante ingordo scaturito dalla mente di Rebelais, intento ad abbuffarsi e a divorare le già misere risorse del popolo. Successivamente finì in carcere proprio per questa opera, e qualche anno dopo, per via della censura che si faceva sempre più opprimente, fu costretto dedicarsi ad altri soggetti per qualche tempo, approdando nel ’36 al giornale “Chronique de Paris”, fondato da Balzac.

La delusione per la nuova classe salita al potere, generata da una serie di automatismi dai contorni gretti e spietati trovò in Balzac lo sviluppo immediato per i suoi personaggi: tutta la letteratura del periodo compreso tra il 1830 e il 1848 è piena di scetticismo e pessimismo che attanaglia il lettore con un frustrante senso di angoscia. Emblematica è la litografia di Daumier intitolata “Il passato, il presente e il futuro” in cui i tre stati temporali sono rappresentati con lo stesso volto a sintetizzare un bisogno di cambiamento non concretizzato dalla classe dirigente.

Gli anni che seguirono furono tutt’altro che tranquilli e furono segnati da una crescente convinzione socialista, che cominciò a farsi spazio anche all’interno del parlamento. Alla classe dei gretti e retrivi industriali borghesi si contrapposero le minoranze tra cui i rappresentanti dei ceti poveri.
Appurata la sconfitta del popolo e l’avanzare di questa nuova classe dirigente, anche il romanticismo subisce delle strane deviazioni, perdendo l’impeto focoso dei primi tempi e trasformandosi in un accademismo il più delle volte puerile e al servizio della politica. A questo punto è chiaro che la nuova politica chiede all’arte un opera di distrazione dalle sommosse, evitando nuovi scossoni interni. Ingres è l’uomo giusto per appagare le voglie di divertimento borghese, e dietro di lui una lunga schiera di pittori stilisticamente perfetti ma infinitamente fuori tempo. Per certi versi si può affermare che “L’art pour l’art” nasce direttamente dal Romanticismo, o meglio, ne rappresenta la logica continuazione. I pittori scaricati dalla politica si rifugiano in un mondo prettamente contemplativo, con atteggiamento di estraniazione (presente anche nell’ideale romantico) a dimostrazione della loro superiorità.
Bibliografia:
Arnold Hauser, Storia sociale dell’arte, Einaudi, 1964
Giulio Carlo Argan, L’arte moderna 1770-1970, Sansoni, 1970
Carlo Bordoni, Introduzione alla Sociologia dell’arte, Liguori, 2008
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte I
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte II
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte III
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte IV
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte V
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte VI
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte VII
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte VIII
Storia sociale dell’arte nella Francia del XIX secolo – Parte IX