“Coloreria Schamash”: Diario delle storie incomplete – Cendrars e Modigliani

In occasione dell’uscita del libro “Coloreria Schamash”, fotografia segreta della Parigi di inizio Novecento scattata attraverso i vetri di una bottega, abbiamo pensato di scrivere una serie di spin-off legati al libro, dedicati ad alcuni personaggi meno trattati o temporalmente non presenti a Parigi in quel periodo, ma che meritavano ugualmente qualche riga, una fotografia.
Per colorare ancora di più le nostre parole abbiamo raccolto un “Diario delle storie incomplete”, nel quale raccogliamo con pretesto narrativo degli avvenimenti secondari, delle costole del racconto principale che è “Coloreria Schamash”.

Cendrars e Modigliani

Oggi vi regaliamo un brano tratto da “Bourlinguer”, un libro di Blaise Cendrars, controverso scrittore svizzero-francese. In questo stralcio ci racconta in prima persona di uno spensierato pomeriggio estivo sulle rive della Senna, passato a bere vino e a scherzare con il suo compagno di “vagabondaggi” Amedeo Modigliani.
L’intimo aneddoto narrato da Cendrars ci riporta i fatti che si svolsero sicuramente dopo il tragico evento (nel 1915 perse l’avambraccio destro in guerra) che cambiò drasticamente la sua vita di scrittore. In quegli anni scrisse le pagine più dure e tragiche sulla guerra.

Ma torniamo al breve racconto, al quale vi lasciamo senza ulteriori chiacchiere. Vi auguriamo una piacevole lettura.

Amedeo Modigliani, Ritratto di Blaise Cendrars, 1917

“[…] Oggi vorrei raccontarvi la nostra più bella sbronzografia.

Un pomeriggio d’estate , incontro Modigliani in fondo alla rue Dauphine.
– Ce l’hai il grano? – mi chiese lui
– Un biglietto da cinquanta. E tu?
– Cento
– Figo, allora, si va a bere! – gli dissi
Entrammo in una drogheria per comprare del vino e ci andammo a sistemare dietro al Vert Galant, lungo la Senna, di fronte al battello- lavatoio, dove immediatamente stappammo due, tre bottiglie.
– Ce l’hai dello spago? – mi chiese Modigliani
– No, per farci cosa?
– Beh, per mettere in ammollo le bottiglie, al fresco, fa caldo
E Modigliani si tirò su per andare a trattare con il padrone del battello e farsi prestare un gomitolo di filo.
Calammo le bottiglie sul fondo e di tanto in tanto ne ripescavamo una per stapparla e vuotarla, non prima di aver fatto un brindisi roboante alle vecchie lavandaie che battevano il bucato, in ginocchio davanti alle tinozze.
Le lavandaie la sanno lunga e così si può immaginare bene come potesse succedere di tutto: risate, provocazioni d’ogni sorta, parolacce e gesti osceni da parte delle vecchie, e a cui rispondevamo al nostro meglio, senza smancerie e sempre di buon umore; l’ebbrezza ci aiutava e allo stesso tempo si impadroniva di noi, e a un certo punto Modigliani offrì una bottiglia alla più brutta a patto di lasciarsi baciare sulla bocca.

Incitato a farlo da tutte quelle megere, Modigliani, ignaro di tutto, si mise a voler camminare sulle acque per raggiungere la strega prescelta e colò a picco. Su uno scoppio di risa generale per tutto il lavatoio tanto inattesa era stata la cosa, ma non per me che mi arrovellavo su come salvare Modigliani che, naturalmente, non sapeva nuotare. Quando lo afferrai per i capelli, mi trovai impacciato non avendo che un solo braccio¹. Un vigoroso colpo di talloni mi fece risalire in superficie, e il padrone del lavatoio, che era saltato su una barchetta ci ripescò. Ne seguì il fragore delle vecchie diavole che ci prendevano per il culo mentre asciugavamo i vestiti sul bordo del fiume, con il padrone che ci strapazzava e Modigliani nudo come una mano e bello come un San Sebastiano, vuotava la bottiglia che non aveva mollato e parlava già di come ritentare l’impresa. Il tutto terminò con la nostra espulsione. Era ora, del resto. L’alcolico si era scatenato e quelle vecchie virtuose erano pronte a massacrarci.
– Dai, Amedeo, andiamocene
Ecco allora che la sua incazzatura mi si ritorce contro. A Modigliani faceva orrore il suo nome.

E’ su questo unico aneddoto che mi piacerebbe chiudere le mie considerazioni sui piaceri del palato anche perché avrei troppi aneddoti da raccontare, visto che i compagni di tavola e di sbronza sono generalmente dei campatori, chiacchieroni, compiacenti, tolleranti, pronti alla risata, magnifici e pronti a scherzare di tutto. E a futura memoria vorrei soltanto rammentarvi che i peggiori eccessi della tavola sono gli eccessi dell’astinenza, un rimedio peggiore del male, come gli anacoreti sanno bene quando perdono lo spirito di umiltà e della preghiera e vengono distratti dallo stomaco che li strattona.

Ma io che sono uno senza fede, a cui è spesso mancato di tutto e che oggi so privarmi di tutto, perfino di fumare e bere, posso assicurarvi che la povertà è una grande forza spirituale a condizione di essere veramente sprovvisti di tutto.”

¹ Blaise Cendrars aveva perso la mano destra durante la prima guerra mondiale.

Traduzione di Francesco Forlani, anche autore dell’articolo dal quale è tratto il racconto. Su NazioneIndiana

Il libro “Coloreria Schamash” è disponibile su:
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