La scelta dei nomi dei personaggi nel romanzo Hyperion di Friedrich Hölderlin. Seconda parte

Come abbiamo già detto, altra figura di grande rilevanza dell’opera è quella di Diotima, l’amante del protagonista.

Se in precedenza, ricercando le motivazioni che avevano portato Hölderlin a scegliere il nome Iperione, avevamo dovuto far ricorso soprattutto a fonti greche mitologiche, nel ricercare le motivazioni che hanno spinto il poeta tedesco a scegliere il nome Diotima, dovremo necessariamente far ricorso a fonti greche sì, ma non più mitologiche, bensì filosofiche. Ci riferiamo ad un testo in particolare: il Simposio di Platone. Tra i vari personaggi del discorso platonico, spicca infatti proprio quello di Diotima, donna talmente magistrale e sapienziale, da poter indagare e spiegare le natura di Eros.

«- Va un po’ per le lunghe, pure te la racconto. Quando nacque Venere, banchettarono gl’Iddii: fra gli altri ci era Poro, o l’Abbondante, il figliuolo di Meti, o della Sapienza. Mangiato ch’ebbero, se ne venne Penia, o la Povertà, ad accattare, come si è usati fare ai banchetti; e se ne stava alla porta. Avvenne caso che Poro, inebbriato dal nettare (che non ce ne aveva ancora del vino), entratosene negli orti di Giove, gravato com’era, sdraiossi e s’addormentò. La Povertà, pungendola il bisogno, fe’ disegno d’avere un figliolo da Poro: vassene pian piano, e giace con lui e concepí Amore: e però Amore è compagno e ministro di Venere; e da poi che fu generato nelle natalizie di lei, ed è per natura amante della bellezza, ama Venere, che è bella. E perciò che Amore è figliuolo di Poro e di Penia, il suo destinato è questo: primieramente d’essere povero sempre, e tutt’altro che tenerello e bello, quale se lo figurano molti, è duro, squallido, scalzo, e senza casa; e gittasi in terra, senza copertoio, accosto agli usci o in mezzo della via, e dorme al sereno; e in ciò ritrae della madre; e compagna sua, che non gli si spicca mai dal fianco, è l’Inopia. Per padre poi, egli è insidiatore ai belli e ai buoni, forte essendo, audace, subitaneo e collerico, valente cacciatore, intento sempre a parare lacciuoli, uno curioso di sapere, un che si tira via d’ogni impiccio, un che il tempo passa a filosofeggiare, incantatore spaventoso, maestro di veleno, sofista. Egli non nacque immortale né mortale, e in uno stesso giorno fiorisce, quando tutto gli dice bene, e va in rigoglio, muore e rivivisce; perciò che ritrae di suo padre: e le ricchezze che procura gli scappan via, ché ha le mani forate tanto che Amore né è povero mai, né è ricco. Sta poi in mezzo alla sapienza ed alla ignoranza: ecco come. Nessun Dio ama la sapienza, né desidera diventare sapiente; che è già; e se v’ha alcuno altro sapiente, la sapienza egli non l’ama; e neppure l’amano gl’ignoranti, né desiderano essi diventare sapienti; che in ciò appunto l’ignoranza danneggia, ché ella fa che chi non è bello, buono, prudente, si creda già d’essere a perfezione, e però non desidera quello di che non pare a lui patire mancamento né avere bisogno» [6].

Come Iperione (che nato da Urano e Gea non appartiene né all’uno né all’altro mondo), Eros non ha natura divina né mortale, ma è un’entità demoniaca, generata dall’unione tra Poros (abbondanza) e Penia (povertà). Tale genesi involontaria simboleggia l’indole contraddittoria di Eros, nel cui essere covano e convivono le tensioni che nascono dal bisogno e dalla mancanza. Due in particolare sono i passaggi sui quali è lecito puntualizzare. Come prima cosa anche Hölderlin come Platone vede in Eros un demone, nel senso positivo del termine [7]. Secondariamente, è il carattere della contraddizione che avvicina Hölderlin a Platone. È questo infatti il motivo più importante per cui l’artista tedesco ha scelto di essere poeta ancor prima che filosofo. La filosofia si fonda sulla logica, la poesia, invece, ammette tutte le contraddizioni, è questo uno dei suoi più grandi e splendidi vantaggi [8].

Vorrei concludere il discorso riguardante Diotima accennando un’ultima, affascinante e al tempo stesso romantica ipotesi. Ipotesi che esula completamente dalle fonti greche e prende spunto dalla vita di Hölderlin. Non ci sono dubbi sul fatto che Iperione e Diotima siano personaggi modellati su Hölderlin stesso e su Suzette Gontard (1769-1802), e che la loro relazione amorosa prenda spunto proprio da quella intensa e quasi fiabesca tra il poeta e la bella e colta donna moglie del banchiere Gontard [9]. In questo senso, come nel Simposio Diotima spiega a Socrate cos’è, qual è la natura di Eros, stessa funzione avrebbe potuto avere Suzette per Hölderlin, potrebbe aver fatto scoprire al poeta il vero senso dell’amore, del vero amore.

NOTE

[6] Platone, Simposio, pp. 23-24, ebook Liberliber a cura di Carlo Carena.

[7] «- Dunque che è, o Diotima?
– Un gran Demone, o Socrate: perché chi ha del demone è fra Dio e l’uomo». Platone, Simposio, ebook Liberliber a cura di Carlo Carena.

[8] Ricordiamo che il giovane Hölderlin, compagno di studi a Tubinga di Hegel e Schelling, partecipò alla stesura del primo manifesto programmatico dell’idealismo.

[9] «Vieni e placami questo Caos del tempo, come una volta, / Delizia della celeste musa, gli elementi hai conciliato! / Ordina la convulsa lotta coi tranquilli accordi del cielo, / Finché nel petto mortale ciò ch’è diviso si unisca, / Finché l’antica natura dell’uomo, la placida grande, / Fuor dal fermento del tempo, possente e serena si levi. / Torna nei miseri cuori del popolo, bellezza vivente, / Torna all’ospite mensa, nei templi ritorna! / Ché Diotima vive come i teneri bocci d’inverno, / Ricca del proprio spirito, pure ella cerca il sole. / Ma il sole dello spirito, il mondo felice è perito / E in glaciale notte s’azzuffano gli uragani». F. Hölderlin, A Diotima, in Tutte le liriche, I Meridiani, Mondadori, Milano 2001. Notiamo anche qui come ricorrano i temi fondamentale della poetica di Hölderlin: il sole, il giorno e la notte.

La prima parte dello studio: La scelta dei nomi dei personaggi nel romanzo Hyperion di Friedrich Hölderlin. Prima parte.

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