Uno sguardo verso Nord. Vilhelm Hammershøi

“Uno sguardo verso Nord” è quello che un uomo in qualsiasi luogo volge in maniera del tutto ingenua verso un mondo quasi ignoto, poiché lontano dalla propria cultura, ma che getta un ponte per tentare di varcare l’argine utilizzando l’arte come zattera, in qualità ambasciatrice di quello che dovrebbe essere il Patrimonio storico e culturale di un luogo, e quindi la conoscenza del luogo stesso.

Il nostro sarà un viaggio attraverso i paesaggi, le luci, il tepore, il fumo dei camini e le debolezze dell’uomo, la resistenza della legna bagnata al fuoco e quella della neve ad un passo.

Vilhelm Hammershøi, Doppio ritratto dell’artista e di sua moglie (1911) Olio su tela, 55.2 x 76 cm, collezione privata

L’ultimo paese che conosceremo in questo nostro viaggio attraverso la cultura nordica è la Danimarca. La stagione pittorica danese dell’Ottocento è molto florida e piena di spunti interessanti, anche se le correnti che l’attraversarono furono piuttosto uniformi e in grandi linee riconducibili al realismo. Chi più di tutti si distaccò dallo stile in voga in quel periodo fu Vilhelm Hammershøi, poeta dell’enigma, che ha lasciato una traccia evidente su molti artisti, registi e pittori contemporanei.

Vilhelm Hammershøi nacque nel 1864 a Copenaghen, città alla quale rimarrà legato per tutta la vita, come in un rapporto morboso, dalla quale riuscirà a staccarsi solo per brevi viaggi. E’ dunque qui che studierà all’Accademia delle Belle Arti. Il 1900 coincide con il primo grande riconoscimento a livello internazionale: in Francia, a Parigi, partecipa alla prima Esposizione Universale, e a Copenaghen realizza la sua prima mostra antologica. Successivamente le sue mostra si svolgeranno a Londra, Berlino, Parigi e nel 1911 vincerà il primo premio all’esposizione internazionale di Roma. Muore nel 1916 quando ormai aveva raggiunto la notorietà, tanto che nello stesso anno viene organizzata una grande mostra in suo onore.

Ho cercato di soffermarmi il meno possibile sulla biografia, lasciando alcune informazioni essenziali, per approfondire il suo stile alquanto inconsueto. E già inserirlo in una griglia, in un movimento risulterà alquanto impossibile. Ciò che ci riuscirà più semplice è capire da dove viene, notare che la sua pittura nasce dalla tradizione e che ha studiato a lungo, o ne è rimasto senza dubbio affascinato, dai quadri di Jan Vermeer. Anche se i suoi lavori, a differenza del maestro olandesi, sono intrisi di silenzio e di solitudine, e la sua poetica raggiunge livelli assoluti che verranno raggiunti solo da Hopper qualche anno dopo, altro poeta del silenzio.

Vilhelm Hammershøi, Interno del Cortile, Strandgade 30 (1899) Olio su tela, 47 x 66 cm, Toledo Museum of Art

Hammershøi si specializza in due tipologie di soggetti, gli interni, spesso spogli o al massimo “riempiti” da una presenza femminile di spalle, e le architetture urbane. Nel primo caso il pittore adoperava le stanze della sua casa come tema pittorico prediletto, colorate di un grigio sbiadito e riverberate dai raggi di sole che spesso entrano dalle finestre sempre con rigidità geometrica. Le figure umane il più delle volte creano solo più tensione alla tela, anche se in realtà la nudità di quelle stanze rende ancora più mistica la tela. Un altro tema su cui spesso si è cimentato il pittore danese è quello degli spazi architettonici urbani. Spesso i suoi scorci sono realizzati in momenti particolari della giornata, come l’alba, e presentano sempre le stesse tonalità degli interni, regalando alla tela una sembianza nebbiosa e sempre desolata.

I colori dunque hanno una ruolo importantissimo nella pittura dell’artista danese, rendendo le scene sempre irreali e stabilizzandole in un limbo onirico dovuto a quel senso di ovattamento dovuto alla patina grigia calata sul dipinto. Questa tipologia di pittura raggiunge così i giorni nostri passando intatta alla prova del tempo, poiché è un meccanismo tipicamente contemporaneo quello di ridurre la gamma di colori per rendere più facilmente riconoscibile il proprio lavoro. Sono sicuro che una volta visto vi rimarrà impresso poiché il suo genere è unico, e non esiterete a riconoscere il suo influsso in opere successive poiché è talmente personale che è indistinguibile.

 

Vilhelm Hammershøi, Riposo (1905) Olio su tela, 460 x 490 cm, Musée d’Orsay, Paris

Confido che Hammershøi rappresenterà per voi una piacevole sorpresa perché è un pittore come raramente se ne sono visti, tanto più durante il nostro percorso attraverso i pittori scandinavi. Le sue atmosfere enigmatiche e oniriche non potranno non ipnotizzarvi e convincervi ad addentrarvi nel solitario mondo dell’artista danese, poeta del silenzio e rigido minimalista di forme e colori.

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