“Uno sguardo verso Nord” è quello che un uomo in qualsiasi luogo volge in maniera del tutto ingenua verso un mondo quasi ignoto, poiché lontano dalla propria cultura, ma che getta un ponte per tentare di varcare l’argine utilizzando l’arte come zattera, in qualità ambasciatrice di quello che dovrebbe essere il Patrimonio storico e culturale di un luogo, e quindi la conoscenza del luogo stesso.
Il nostro sarà un viaggio attraverso i paesaggi, le luci, il tepore, il fumo dei camini e le debolezze dell’uomo, la resistenza della legna bagnata al fuoco e quella della neve ad un passo.
Se è mai potuta esistere una “coppia impressionista”, allora furono Michael e Anna Ancher. I due pittori danesi si affermarono in patria risultando tra i migliori esponenti dell’Impressionismo nordico, specialmente Michael. Il suo ciclo di opere sui pescatori di Skagen lo rese discretamente famoso anche a livello internazionale, consacrandolo così come uno dei più influenti pittori dell’Ottocento danese.
Nato da una famiglia benestante nel 1849, ebbe la fortuna di studiare alla Royal Academy of Art di Copenaghen dove molti dei suoi professori lo spronarono a proseguire la sua carriera artistica. Fu proprio in questo contesto che conobbe Karl Madsen, primo storico direttore dello Skagen Museum, che lo invitò a trasferirsi a Skagen dove viveva una folta e vivace comunità artistica. Fu lì che trovò la massima ispirazione, ritraendo i semplici pescatori del piccolo paesino situato al nord della Danimarca. Nel 1880 inoltre sposò Anna Brondum, figlia del proprietario di un noto hotel dove risiedevano spesso artisti e pittori in particolare. La casa dove si stabilirono divenne successivamente un museo, la “Garden House”.

Da qui ha ritratto a ciò che più ha amato, ovvero i pescatori di Skagen, personaggi ai quali dedicò la maggior parte delle sue opere più famose. I ritratti realizzati hanno restituito dignità ad un mestiere umile e povero, che, come si evince da molte altre opere, il pittore danese preferisce alla nobiltà che ritrae in pose spocchiose e sbruffone. Analizzando ad esempio la sua opera più famosa “La scialuppa di salvataggio attraverso le dune”, è commovente come un numero così grande di pescatori si mobiliti per salvare chi, sul fondo del quadro, sta affondando a largo. Questo mette in luce l’estrema generosità dell’uomo più umile e povero, e della socialità che vive. Infatti le persone che si aggirano tra le dune sembrano un fiume per quanto sono compatti e uniformi, con questa barca che si destreggia sulle loro teste. O ancora come in dipinto ha saputo riprendere gli attimi goliardici che si creavano dentro ai bar, in attesa del bel tempo, o anche la solitudine di cui è capace il pescatore quando affronta temerario il mare, o ancora la morte, come ne “Il pescatore annegato”, quadro cupo ma illuminato.

Insomma tutta la poetica legata al mare e i suoi principali naviganti, i pescatori, anticipa “Il vecchio e il mare” di Hemingway e lo trasforma in un antologia dipinta capace di emozionare. Affrontare il mare non è uno scherzo, e per viverlo come un pescatore devi rispettarlo, e questo Ancher l’aveva capito. I suoi uomini infatti sono segnati dalla solitudine, hanno sguardi profondi quanto l’oceano e sotto i loro impermeabili si nascondono sempre delle speranze malcelate.
Questo fu probabilmente l’Ancher più apprezzato, che poi riprese anche altre scene e che per un breve periodo si dedicò alla pittura di genere è poco importante, perché i suoi lavori al limite tra l’Impressionismo e il “Realismo sociale” non lasciano spazio alle altre opere. I suoi pescatori rimarranno per sempre l’emblema della scuola di Skagen, oltre che i suoi lavori più sentiti.