“Uno sguardo verso Nord” è quello che un uomo in qualsiasi luogo volge in maniera del tutto ingenua verso un mondo quasi ignoto, poiché lontano dalla propria cultura, ma che getta un ponte per tentare di varcare l’argine utilizzando l’arte come zattera, in qualità ambasciatrice di quello che dovrebbe essere il Patrimonio storico e culturale di un luogo, e quindi la conoscenza del luogo stesso.
Il nostro sarà un viaggio attraverso i paesaggi, le luci, il tepore, il fumo dei camini e le debolezze dell’uomo, la resistenza della legna bagnata al fuoco e quella della neve ad un passo.
Mora. Non è il frutto che cresce tra gli ispidi rovi, o in un certo senso si. E’ l’ultima tappa, la più impervia, nel cuore vermiglio della Svezia, sotto le fronde verde cinabro del Fulufjället, tra una danza tradizionale in una luminosa notte estiva e un bagno nel lago Siljan.
Insomma siamo a Mora, un microbo al centro della nazione più grande tra le distese scandinave, ma non per parlare della più antica e lunga pista di sci di fondo, la Vasaloppet, ma per parlare del più importante pittore svedese degli ultimi secoli, ovvero Anders Zorn.

Figlio di un birraio tedesco, che mai conobbe ma che comunque ne acconsentì l’appropriamento del patronimico riconoscendolo come figlio proprio, e di una contadina stagionale, nacque nel 1860 Anders Zorn.
Passò gran parte dell’infanzia con i nonni, poiché la giovane madre, rimasta sola per la scomparsa del compagno già nel 1872, fu costretta a lavorare per garantire la permanenza a scuola e il proseguimento degli studi del giovane talento. Inizialmente l’artista sembrava indirizzato verso la scultura, infatti fin da piccolo amava lavorare il legno e trarne figure anche complesse, come dei cavalli in movimento, ma con il passare del tempo emerse sempre di più la sua abilità per la pittura, e in particolare per gli acquerelli. Dal 1875, anno in cui entrò a far parte dell’Accademia d’Arte di Stoccolma, iniziò a specializzarsi nella tecnica degli acquerelli, che praticò per molti anni, almeno fino al 1887.
Nel 1881 il giovane artista iniziò a viaggiare per l’Europa in cerca di fortuna. Dall’Inghilterra alla Spagna, le peregrinazioni dureranno quattro lunghi anni, ma ogni estate Zorn non può fare a meno di tornare a Mora, alla quale è profondamente legato sentimentalmente. Nell’autunno del 1885 decide di sposare la giovane Emma Lamm, con la quale partirà di nuovo alla volta dell’Inghilterra e dell’Europa in un viaggio che durerà circa undici anni, sempre tornando d’estate in Svezia.

La figura di Emma è molto importante per il pittore, poiché essa lo spinge a superare le sue insicurezze costringendolo ad affrontare le debolezze della sua pittura, e incoraggiandolo a passare alla pittura a olio. E questo è il passaggio fondamentale della sua carriera, durante il suo soggiorno parigino tra il 1888 e il 1896. In questo periodo si convince ad incentrare le sue opere per lo più sulla ritrattistica. I suoi personalissimi dipinti raccontano lo spirito e il carattere dei protagonisti, ed è questa la sua grande capacità, raccontare l’anima dei suoi soggetti e tradurla in arte rendendola chiara.
Nel 1893 Zorn intraprese un breve viaggio negli Stati Uniti, durante il quale ebbe l’occasione di dipingere Roosvelt e Cleveland. Fu il primo di una lunga serie di soggiorni che lo porteranno per alcuni anni a pensare seriamente di trasferirsi negli Usa. Tuttavia nel 1896 decide di stabilirsi definitivamente a Mora, sua città natale, alla quale dedicò tutte le attenzioni di un amante fedele. Infatti già nel 1910 la famiglia Zorn aveva contribuito a migliorare la città regalandogli una biblioteca, una scuola di lettura, una scuola per bambini e la prima scuola popolare. Infine per preservare la musica popolare svedese, istituì un concorso di musica folk, ancora attivo, che al giorno d’oggi è chiamato il Premio Zorn.
Il ritorno a Mora fu senza dubbio un motivo di cambiamento importante che ha generato nuovi sentimenti nella poetica del pittore svedese. Tralasciando il periodo parigino, Zorn tornò a dipingere paesaggi incontaminati e scene di vita rurale che rimarranno impresse come un documento della tradizione svedese. “Danza di mezza estate” è senza dubbio il suo quadro più importante proprio per questo motivo, poiché solo nella sua terra riesce ad esprimere la vera maturità raggiunta a seguito delle esperienza estera. Anders Zorn morì pochi anni dopo, nel 1920. A testimonianza della grande popolarità raggiunta e dell’amore dimostrato dalla gente nei suoi confronti, al suo funerale parteciparono anche alcuni esponenti della famiglia reale svedese.