Uno sguardo verso Nord. Akseli Gallen-Kallela

“Uno sguardo verso Nord” è quello che un uomo in qualsiasi luogo volge in maniera del tutto ingenua verso un mondo quasi ignoto, poiché lontano dalla propria cultura, ma che getta un ponte per tentare di varcare l’argine utilizzando l’arte come zattera, in qualità ambasciatrice di quello che dovrebbe essere il Patrimonio storico e culturale di un luogo, e quindi la conoscenza del luogo stesso.

Il nostro sarà un viaggio attraverso i paesaggi, le luci, il tepore, il fumo dei camini e le debolezze dell’uomo, la resistenza della legna bagnata al fuoco e quella della neve ad un passo.

L’appuntamento di oggi ci obbliga a salire nella gelida Pori, cittadina a ovest di Tampere che ha dato i natali ad uno dei più coinvolgenti e amati pittori scandinavi, il finlandese Akseli Gallen-Kallela, artista che, grazie alle sue origini svedesi, è considerato il maggior ambasciatore della cultura scandinava: le sue originali illustrazioni dedicate al Kalevala, poema epico finnico, hanno risvegliato la fiamma della ribellione tra la gente assopita dall’invasore russo, da qui deve la sua fama di artista del popolo e cantore del nuovo spirito nazionale.

Akseli Gallen-Kallela, Imatra in inverno (1893) Olio su tela, 34 x h28.5 cm, Malmö Art Museum

Akseli Gallen-Kallela nacque nel 1865 da una famiglia di poliglotti, dove il finlandese e lo svedese venivano parlati abitualmente, come lingua madre. Il padre era un militare, la madre invece, figlia di un capitano navale, fu colei che spinse il giovane a seguire i suoi impulsi artistici, come fece la madre di Edelfelt con il giovane artista qualche anno prima. Nel 1876 Gallen-Kallela si trasferì a Helsinki per seguire le lezioni ad un liceo svedese e cominciare a dipingere alla scuola d’arte finlandese. Nel 1880 studia presso l’Accademia privata di Adolf von Becker, per poi trasferirsi a Parigi nel 1884. In questo soggiorno conosce il più rappresentativo e famoso pittore finlandese del periodo, Albert Edelfelt, del quale realizza anche un ritratto. Successivamente i suoi soggiorni si alternano tra la frenetica Parigi e le lande desolate della Finlandia dove è intento a dipingere realisticamente scenari poveri e contadini.

Akseli Gallen-Kallela, Il mito di Aino, Trittico (1891) Olio su tela, 200 x 413 cm con la cornice, Ateneum Art Museum, Helsinki

Nel 1890 compie il grande passo, si sposa con Mary Helena Sloor, che precedentemente aveva ritratto e che continuerà a ritrarre ancora dopo il matrimonio. Da qui in poi l’artista comincia a girare l’Europa per partecipare ad alcune mostre e esposizioni. Nel 1895 è a Berlino per esporre insieme all’artista norvegese Edvard Munch, quando viene a sapere della morte della prima figlia. Nello stesso anno realizza l’illustrazioni per la rivista Art Nouveau, Pan, e vede completare la casa da lui progettata nelle foreste di Rouvesi. Nel 1897 compie un breve viaggio in Italia per imparare a dipingere gli affreschi, tecnica pittorica in grande uso nella penisola.

Nel 1909-11 realizza un viaggio molto significativo per l’artista e per tutta la famiglia che lo segue in Kenya. Durante il soggiorno dipinge oltre 150 quadri di matrice impressionista dedicati ai colori e ai paesaggi africani. Al suo ritorno pubblica un libro, Afrikka-Kirja (libro d’Africa) in cui descrive le sue avventure. Tra le varie esperienze ha l’occasione di conoscere Theodore Roosvelt durante un safari.

La guerra civile finlandese demoralizza l’artista che aveva creduto fortemente nell’indipendenza del suo popolo. Nel 1923 abbandona la Finlandia alla volta degli Stati Uniti dove, a seguito di una mostra a Chicago, ottiene un deciso successo di pubblico. Questo lo convince a prolungare la sua permanenza. Stabilitosi nel New Mexico, simpatizza con gli indiani Sioux, stringendo rapporti con molti di loro e riprendendoli in attimi di vita quotidiana.  Nel 1926 decide di tornare in patria, e nel 1931 muore a Stoccolma a seguito di una complicazione di una polmonite.

Il bagaglio lasciato da Akseli Gallen-Kallela è immenso. Le opere realizzate spaziano dai generi più disparati durante la sua vita, partendo dal realismo per arrivare all’impressionismo durante il suo periodo francese, per poi affacciarsi sull’universo del simbolismo. Tutto questo senza mai snaturarsi. Le correnti sembrano intrecciarsi nel genio poliedrico finlandese, profondo amante dell’arte, dalla quale si è lasciato sedurre ed ha saputo sperimentarla con la mente aperta senza lasciarsi rinchiudere in schemi rigidi e preconfigurati. Egli stesso definirà l’importanza, in un paese come la Finlandia, dell’arte e del suo operato, regalandoci la sua concezione di arte.

Akseli Gallen-Kallela, Madre di Lemminkäinen (1897) Tempera su tela, 85.5 x 108.5 cm, Ateneum Art Museum, Helsinki

“I vantaggi di lavorare in diversi settori dell’arte sono pochi, ma in un piccolo paese definire questo cammino e i suoi impulsi è molto importante…E infine non è solo l’arte che io servo con tutto questo, poiché l’arte è la vita, la religione ed ogni cosa.”                                                                                                           Akseli Gallen-Kallela

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