“Uno sguardo verso Nord” è quello che un uomo in qualsiasi luogo volge in maniera del tutto ingenua verso un mondo quasi ignoto, poiché lontano dalla propria cultura, ma che getta un ponte per tentare di varcare l’argine utilizzando l’arte come zattera, in qualità ambasciatrice di quello che dovrebbe essere il Patrimonio storico e culturale di un luogo, e quindi la conoscenza del luogo stesso.
Il nostro sarà un viaggio attraverso i paesaggi, le luci, il tepore, il fumo dei camini e le debolezze dell’uomo, la resistenza della legna bagnata al fuoco e quella della neve ad un passo.

Siamo appena alla seconda tappa del nostro lungo viaggio, le provviste sono ancora abbondanti per procedere verso nord e il passo comincia ad allenarsi, così come l’occhio, che corre spaesato lungo i paesaggi finlandesi. Siamo nel golfo di Finlandia, lo stesso dove si tuffa spesso Helsinki, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale: l’isola impervia e magnifica Sikosaari e il gelido Porvoonjoki vegliano sulla città di Porvoo, dove, tra le case colorate adagiate lungo il canale simmetricamente, vi è un alloggio in legno dipinto di rosso situato in una piccola piazza antistante la perentoria cattedrale luterana del paese, con il suo bianco sgargiante e il tetto blu a punta che squarcia il cielo. Lì nacque Albert Edelfelt, e lì, in quelle strade, in quella piazza, si affacciava per scorgere il fiume che scorreva poco sotto di lui, per osservare le vecchine che uscite dalla messa si accovacciavano per discutere del più e del meno, per guardare ammirato la magnificenza di quel tetto che brillava nei giorni di sole e che oggi non esiste più, bruciato e distrutto in seguito ad un incendio nel 2006. E’ lì che andremo a cercare e troveremo le radici e il folklore che hanno ispirato il più importante pittore finlandese degli ultimi secoli, Albert Edelfelt.
La sua notorietà si diffuse in tutta Europa, specialmente in Francia per via della sua vicinanza ai pittori impressionisti. Edelfelt, a differenza di Fanny Churberg, non ricevette grandi resistenze da parte della critica contemporanea. Il suo lavoro influenzerà molti artisti più giovani di lui, come Akseli Gallen-Kallela, e grazie alla sua fama ha contribuito a dar luce ad altri validi pittori finlandesi della sua corrente.
Albert Edelfelt nacque a Porvoo nel 1854 da una famiglia piuttosto agiata composta da Carl Edelfelt, un architetto di discreto successo, e dalla madre Alexandra Brandt. Trascorse la sua tranquilla infanzia sotto la guida della madre che instaurò in lui una forte ambizione oltre che l’amore per l’arte e la poesia. Durante la sua formazione uscì subito allo scoperto il suo talento nel disegno, e i genitori fecero il possibile per incrementare le sue passioni affidandolo a lezioni private dai migliori maestri a Helsinki. Nel 1869 la famiglia Edelfelt fu però scossa dal grave lutto legato alla perdita di Carl Edelfelt, il capofamiglia, che con la sua scomparsa portò alla luce debiti, fideiussioni e una situazione economica più che precaria.
Grazie alla determinazione della madre, Alexandra, la situazione andò migliorando e Albert poté proseguire i suoi studi approdando all’Università nel 1871. Il suo talento venne apprezzato da molti professori che lo seguivano, e in poco tempo si guadagno la stima di molti pittori autorevoli che frequentava, ma con essa anche le aspettative salirono. Nel 1873 si recò ad Anversa, dove studiò e approfondì i suoi studi grazie a una borsa di studio ricevuta dall’università e nel 1874 coronò il suo sogno di andare a Parigi: a questo periodo risalgono probabilmente gli anni più felici della sua vita.

In Francia ebbe la fortuna di studiare da Jean-Léon Gérôme, che fu suo maestro per circa un anno: in questo periodo il giovane Edelfelt si specializzò nella ritrattistica e nella pittura realista, tralasciando in parte ciò che aveva sperimentato in Finlandia. Nel 1876 affronta un viaggio a Roma con un giovane mercante finlandese, Hoving, dove entrambi contrassero il tifo. Hoving morì pochi mesi dopo e nello stesso anno morì anche la sorella di Edelfelt, alla quale dedicò un ritratto sul letto di morte.
Nel 1877 fece ritorno in Finlandia dove vi trascorse l’estate. Decise di intraprendere un viaggio nella zona orientale del suo paese, dove voleva ritrarre la vita e i paesaggi più sperduti e desolati. Successivamente fece ritorno in Francia e dipinse una delle opere più importanti della sua carriera,“Il duca Carlo insulta il cadavere di Klaus Fleming”. Questo dipinto è inquadrabile in un filone che è quello dei ritratti storici, poiché l’avvenimento celebrato è risalente al XVI secolo. Grazie ad esso Edelfelt vide salire al sua popolarità alle stelle oltre ad aggiudicarsi diversi premi in Francia e in patria.
Il vero anno della consacrazione però fu il 1880, quando l’artista finlandese cominciò a dipingere en plein air. “Trasportando il feretro di un bambino” è un’opera di rivoluzione per quello che è il suo percorso artistico, la tela intrisa di dolore reale e attuale spopola il Salon di Parigi, segnando la strada che avrebbe seguito successivamente l’artista finlandese. La fama, come spesso succede, spianò la strada alla vita sentimentale del giovane che in un viaggio in Russia per conto dello zar, si innamorò e ebbe una relazione con una donna che aveva ritratto già un anno prima. Ma in quel periodo Edelfelt ebbe diverse amanti, tra cui un paio a cui dava da vivere in Francia. Forse ebbe anche dei figli da quest’ultime, ma tutto venne messo a tacere dalla madre dell’artista che a seguito di una visita in a Parigi mise sistemò la faccende delle sue amanti con tutte le voci a riguardo.
Nel 1889 Edelfelt si sposò con una baronessa che conosceva fin dall’infanzia, anche se non si rivelerà un matrimonio felice. Da questa relazione nacque anche un figlio, Erik. Le sue scappatelle diventarono celebri e la coppia si andò distaccando sempre di più, ma nonostante ciò Edelfelt non smise mai di occuparsi della famiglia e del suo sostentamento. Un ennesimo riconoscimento giungerà con il ritratto di Louis Pasteur, con il quale prenderà una medaglia d’oro, e poco dopo, nel 1901 verrà nominato comandante della Legion d’Onore.

Nei suoi ultimi anni cercò di tenere il passo con i tempi, ma il simbolismo e il sintetismo non lo interessavano particolarmente. Così cercò di intraprendere strade più impervie e scelte coraggiose distaccandosi dal gusto della moda. La sua carriera procedeva a ritmi forsennati, non smetteva mai di lavorare finché un’insufficienza cardiaca non lo stroncò nel 1905. Le sue opere vennero apparentemente dimenticate negli anni a venire, per poi essere riscoperte ultimamente.
Il suo lavoro per certi versi non fu rivoluzionario e estremamente innovativo, ma la sua abilità e il suo talento rimangono fuori discussione. E’ inoltre stato il primo pittore finlandese a conoscere la fama mondiale, ed il primo a far rispettare e conoscere la cultura nordica in tutta Europa. Ha fatto breccia nel cuore della cultura europea al momento giusto, avviando un percorso che avrebbe trovato terreno fertile nei suoi successori e per questo va ricordato.