L’apertura nel 1743 della scuola d’Architettura in Rue de la Harpe a Parigi è un momento fondamentale per la successiva nascita dell’Architettura Rivoluzionaria. J.F. Blondel, professore della scuola oltre che architetto visionario, si circondò di una serie di giovani promesse, suoi adepti. Tra loro c’erano, tra gli altri, Etienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux.

Sotto il profilo ideologico, la vera rottura di cui si fecero promotori fu l’abbandono totale degli schemi architettonici dell’epoca. Per capirci, dopo di loro l’Architettura non sarebbe più stata la stessa. Pittura, scultura, decorazioni, abbellimenti, scenografia, simbolismo e iconografia non faranno più parte dell’organismo architettonico, diventando “di troppo”. Da questa scissione nascerà l’Architettura Rivoluzionaria, inquadrabile nel movimento del neoclassicismo.
In questo contesto si colloca l’operato di Boullée, il quale con le sue opere maestose ha evocato emozioni di terrore e tranquillità, tramite la grandiosità delle concezioni espresse. La purezza geometrica è portata all’estremo, trasformando l’architettura in un teatro di emozioni, fatto di blocchi miliari immaginati appositamente per generare impatti emotivi contrastanti. Più di ogni altro architetto illuminista cercò un dialogo evocativo con la luce nelle sue opere.
Boullée con le sue tematiche anticipa di duecento anni la lotta contro l’ornamento di Adolf Loos generando un terremoto estetico che genererà il conflitto tra i suoi contemporanei: ne uscirà l’Architettura contro l’Architettura, la sfida che ci pone davanti la Rivoluzione, è la dualità di intenti che si prefigura a seguito delle considerazioni del gruppo di Blondel. Così facendo Boullée e compagni spianano la strada all’Architettura moderna già nel ‘700.

Interessante in questo contesto è analizzare l’opera più celebre di Boullée, il Cenotafio di Newton. L’opera non venne mai realizzata per via delle dimensioni spropositate, oltre 150 metri d’altezza. In questo progetto è racchiuso tutto il pensiero dell’architetto francese, a partire dalle forme, decisamente di origine classica: l’enorme sfera che avrebbe dovuto accogliere la riproduzione della volta celeste ne è l’esempio. La sfera è adagiata su basi cilindriche a gradoni, mentre all’interno la volta è enfatizzata da alcune aperture ricavate sulla superficie che creano l’effetto di un cielo stellato all’ingresso nell’enorme aula.

Nell’Architettura Rivoluzionaria ci sono elementi che verranno poi ripresi nei due secoli successivi dalle nuove generazioni di progettisti. Quindi in quei progetti utopici c’era qualcosa di profetico, senza dubbio, ma nascondono un problema di isolamento con il quale combattono ancora oggi molti architetti. Rimarrà palese un estraniamento dal mondo, un’individualità spiccata che produrrà un distacco dalla natura e quindi un’idea astratta di purezza.