Pier Paolo Pasolini – Ballata delle madri

Oggi abbiamo deciso di proporvi un insolito articolo giornaliero, una poesia scritta da Pier Paolo Pasolini. “Ballata delle madri” è un poemetto facente parte della raccolta “Poesia in forma di rosa”, uscito nel 1964. Successivo a “La religione del mio tempo”, rappresenta un profondo mutamento di Pasolini nei confronti della poesia, ponendosi con un accento accusatorio, polemico e profondamente autobiografico. L’impeto letterario dello scrittore vuole spingere il lettore ad una condizione attiva nell’impegno civile. Le sue parole scaturiscono dalla profonda riflessione sulla nascita del cosiddetto “nuovo capitalismo” visto dal poeta come un notevole passo indietro nella società moderna. Le sue parole sono tremendamente violente e attuali, non lasciando aperta altra via se non quella della profonda riflessione. Sembrano scritte ieri. Buona lettura dalla redazione de iMalpensanti.
Ps: In fondo abbiamo aggiunto una bellissima interpetazione di Vittorio Gassman.

“Ballata delle madri”

Ballata delle madri
Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d’esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.

Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d’amore,
se non d’un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.

Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.

Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!

Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
È così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.

Da Pier Paolo Pasolini, Poesia in forma di rosa.
Garzanti, Milano 1964

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