Otto Wagner, Österreichische Postsparkasse

Vienna, storia della modernità in architettura: la lotta allo storicismo

Che Vienna sia una città fantastica è cosa risaputa, con i suoi palazzi pomposi, decorati spesso fino all’inverosimile come ad ostentare uno sfarzo continuo, monocromatici e fortemente legati all’arte classica e rinascimentale. Ma al contempo la capitale austriaca è stata smossa da scosse profonde che a volte riaffiorano in mezzo alla città come una traccia di quello che è stato, delle idee che hanno cambiato il modo di pensare l’architettura dell’intero 900. In quegli anni a cavallo tra la fino del XIX e il XX secolo, un gruppo di architetti, capeggiati Loos e Wagner, rivendicavano l’onestà architettonica che si era persa, inconsapevoli del fatto che con le loro idee avrebbero cambiato per sempre il concetto di abitazione.

In quegli anni il dibattito architettonico non era dei più vivi, specialmente a Vienna, così a movimentare il panorama culturale ci pensò la Secessione e gli artisti ad essa collegati. Già nel 1898 Loos scriveva su “Ver Sacrum”, rivista del movimento: “Quando me ne vado a spasso lungo il Ring ho sempre l’impressione che un moderno Potemkin si sia assunto il compito di far credere a tutti di essere stati trasferiti in una città per solo nobili. Tutto quello che l’Italia rinascimentale ha saputo creare in fatto di palazzi nobiliari è stato saccheggiato per costruire l’illusione di una nuova Vienna che potesse essere in grado di possedere un intero palazzo”. Con le stesse parole Otto Wagner, addirittura qualche anno prima, aveva avviato la propria battaglia contro lo storicismo che dilagava tra gli architetti e gli artisti viennesi.

Le colpe di un architettura storicista si racchiudono principalmente nell’assenza di verità. L’illusione di una ricchezza dilagante palpabile dalle facciate dei fastosi palazzi, adornati di ghirlande e ornamenti vari, riccamente presenti, che il più delle volte vanno a creare un horror vacui. Questo è quello che contestano all’architettura contemporanea, un atteggiamento che tende a modificare la verità. La voglia di richiamare l’architettura dei palazzi italiani, con tanto di piano nobile e loggiati vari, è celata dal desiderio di far credere che un intero palazzo sia di un solo proprietario. Questa è la menzogna che contestano agli architetti contemporanei.

Otto Wagner, Linke Wienzeile

E’ su questo presupposto che si basano i due edifici realizzati da Otto Wagner nella Linke Wienzeile, al numero 38 e 40. E’ la democrazia, oltre che l’onestà architettonica, a prevalere sulla disuguaglianza presente negli edifici circostanti. La facciata per Wagner è un momento di uguaglianza totale, dall’esterno ogni piano acquisisce il suo valore senza particolari attenzioni per uno rispetto ad un altro. E ad avvalorare la tesi secondo cui l’uguaglianza è il tema principale dell’edificio vi è l’inserimento dell’ascensore, strumento di democrazia meccanica. Nessuno prima di allora lo aveva utilizzato con questo preciso scopo, anzi pochissimi fino ad allora lo avevano adoperato in generale.

Ma ritornando all’onestà, parola chiave delle invettive secessioniste, è da sviscerare un altra analisi desunta da Loos su questo tema e sul corretto utilizzo dei materiali: gli architetti pretendono anche una dignità, ovvero promuovono un ritorno a materiali più semplici, ma ad un lavoro di manodopera migliore. Ad esempio, è molto più dignitoso e onesto rivestire la propria facciata con materiali poveri lavorati finemente, piuttosto che fingere una ricchezza con decorazioni in stucco solamente dipinte in oro. Questo concetto, seppure un po’ macchinoso, punta a valorizzare l’individualità dei mastri addetti alla lavorazione dei materiali, lavorando sulle facciate come su un opera d’arte che influenzerà tutta la cittadinanza.

Per capire al meglio quale fu il riscontro pratico dei concetti secessionisti va osservato un edificio simbolo dell’architettura moderna, nel bene e nel male, la Sede della Österreichische Postsparkasse. In questo edificio le facciate spoglie diventano un apologia alla semplicità, dando il massimo risalto a ciò che una decorazione non è, ovvero le bullonature delle piastre che fungono da elemento caratterizzante per la struttura delle poste viennesi.

Otto Wagner, Österreichische Postsparkasse

L’operato di Wagner e di Loos, per quanto distante l’uno dall’altro, nasconde però un unione di intenti che li renderà tra i precursori dell’architettura moderna. Alcuni pensieri da loro introdotti non saranno messi in discussione per tutto il XX secolo, lasciando invariate le loro intuizioni. Ovvio che Loos verrà molto più apprezzato per la sua indole più razionale, che lo porterà a litigare con gli artisti della Secessione per via di alcune visioni discordanti, ma nulla toglie che senza di loro le nostre città non sarebbero state le stesse.

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