Daniele da Volterra (Daniele Ricciarelli) (Italian, Volterra 1509–1566 Rome).Michelangelo Buonarroti (1475–1564), probably ca. 1544.Oil on wood; 34 3/4 x 25 1/4 in. (88.3 x 64.1 cm).The Metropolitan Museum of Art, New York, Gift of Clarence Dillon, 1977 (1977.384.1).http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/436771

Michelangelo Buonarroti, il poeta

Uno dei più influenti artisti italiani, da molti definito come il primo vero artista, ha esercitato nella sua longeva esistenza alcune delle più nobili arti come la scultura, la pittura e l’architettura, ed in tutti i campi è riuscito ad eccellere poiché dotato di un talento incomparabile, di un genio lucente che lo ha condotto attraverso strade inesplorate portandolo a risultati mai visti prima di allora. Ma in pochi sanno che al momento della sua morte (18 febbraio 1564) ancora nulla era stato mai pubblicato dei sui componimenti poetici, ritenuti una “cosa sciocca” dall’artista stesso.

I sonetti, pubblicati dal nipote nel 1624 decisamente riveduti per via delle “equivoche” visioni dell’amore omoerotico, sono da considerarsi un aspetto del tutto inedito di Michelangelo, persona rinomata per il suo carattere schivo e riservato. E’ nei suoi sonetti, composti per la maggior parte in età avanzata, che emergono alcuni lati del suo carattere altrimenti ignoti per sempre agli studiosi e ai più appassionati cultori.

La sua formazione poetica è senza dubbio da ricercare tra le letture in voga nella cerchia umanistica di Lorenzo de’ Medici, e spazia da Petrarca a Dante. Inoltre è singolare come i temi nelle sue composizioni cambino a secondo dell’età: più pragmatici e dedicati al lavoro e alla produzione artistica in giovinezza, con una vena più ironica e grottesca nella mezza età, con picchi di cupa desolazione nell’ultimo periodo della sua vita.

Proprio sulle sue opere si basano alcune delle più accreditate teorie per trovare tracce della sua presunta omosessualità e degli eventuali amanti di Michelangelo, argomento che poco ci interessa poiché non cambierebbe la concezione universale dell’artista, del genio. Ma è comunque interessante capire i canoni di bellezza michelangioleschi che prendono forma tramite le parole questa volta. E’ Tommaso de’ Cavalieri, secondo il Buonarroti, che più di tutti incarna la perfezione, tanto da dedicargli più di un sonetto e utilizzarlo a modello per bozzetti e dipinti. Lo stesso giovane sarà molto presente nella vita del maestro toscano, tanto da essere uno dei pochi presenti nelle ultime ore della sua vita.

Vi proponiamo dunque una raccolta, una selezione, di alcuni dei più interessanti sonetti del maestro, tanto per continuare a stupirci e un po’ per sentirci piccoli di fronte a tanta grandezza su un così grande respiro.

 

Rime (Michelangelo) / 32. Vivo al peccato, a me morendo vivo

 Vivo al peccato, a me morendo vivo;
vita già mia non son, ma del peccato:
mie ben dal ciel, mie mal da me m’è dato,
dal mie sciolto voler, di ch’io son privo.
Serva mie libertà, mortal mie divo
a me s’è fatto. O infelice stato!
a che miseria, a che viver son nato!

Rime (Michelangelo) / 46. Se ‘l mie rozzo martello i duri sassi

  Se ’l mie rozzo martello i duri sassi
forma d’uman aspetto or questo or quello,
dal ministro che ’l guida, iscorge e tiello,
prendendo il moto, va con gli altrui passi.
Ma quel divin che in cielo alberga e stassi,
altri, e sé più, col propio andar fa bello;
e se nessun martel senza martello
si può far, da quel vivo ogni altro fassi.
E perché ’l colpo è di valor più pieno
quant’alza più se stesso alla fucina,
sopra ’l mie questo al ciel n’è gito a volo.
Onde a me non finito verrà meno,
s’or non gli dà la fabbrica divina
aiuto a farlo, c’al mondo era solo.

Rime (Michelangelo) / 102. O notte, o dolce tempo, benché nero

 O notte, o dolce tempo, benché nero,
con pace ogn’ opra sempr’ al fin assalta;
ben vede e ben intende chi t’esalta,
e chi t’onor’ ha l’intelletto intero.
Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero;
ché l’umid’ ombra ogni quiet’ appalta,
e dall’infima parte alla più alta
in sogno spesso porti, ov’ire spero.
O ombra del morir, per cui si ferma
ogni miseria a l’alma, al cor nemica,
ultimo delli afflitti e buon rimedio;
tu rendi sana nostra carn’ inferma,
rasciughi i pianti e posi ogni fatica,
e furi a chi ben vive ogn’ira e tedio.

Rime (Michelangelo) / 151. Non ha l’ottimo artista alcun concetto

  Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
Il mal ch’io fuggo, e ’l ben ch’io mi prometto,
in te, donna leggiadra, altera e diva,
tal si nasconde; e perch’io più non viva,
contraria ho l’arte al disïato effetto.
Amor dunque non ha, né tua beltate
o durezza o fortuna o gran disdegno,
del mio mal colpa, o mio destino o sorte;
se dentro del tuo cor morte e pietate
porti in un tempo, e che ’l mio basso ingegno
non sappia, ardendo, trarne altro che morte.

Rime (Michelangelo) / 301. Di più cose s’attristan gli occhi mei

  Di più cose s’attristan gli occhi mei,
e ’l cor di tante quant’al mondo sono;
se ’l tuo di te cortese e caro dono
non fussi, della vita che farei?
Del mie tristo uso e dagli esempli rei,
fra le tenebre folte, dov’i’ sono,
spero aita trovar non che perdono,
c’a chi ti mostri, tal prometter dei.

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