Novecento, il secolo delle avanguardie

3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

Dal Manifesto del futurismo, in F. T. Marinetti, Teoria e invenzione futurista, a cura di L. De Maria, Mondadori, Milano 1968.

La letteratura della prima metà del XX secolo è caratterizzata dalla variopinta e singolare presenza dell’avanguardia, termine utilizzato per denotare quelle correnti artistico-letterarie particolarmente intrepide ed innovative. Assoluta prerogativa di movimenti come il Futurismo, il Dadaismo ed il Surrealismo, è il violento e totale strappo della comunicazione con il pubblico. L’avanguardia rappresenta la radicale negazione dei principi culturali vigenti, il rifiuto sdegnato delle tendenze dominati, dei codici linguistici e dei mezzi espressivi consueti e convenzionali.

Non è affatto casuale che tale strappo si manifesti proprio in questo determinato periodo storico. Già dai primi anni del Novecento infatti, si consolidano definitivamente delle dinamiche nate nel secolo precedente: su tutte, la disgraziata nascita di un mercato culturale, con la conseguente trasformazione del prodotto artistico-letterario in pura merce di scambio, in mero ed insignificante oggetto materiale che si vende, che si compra. La vastità, la banalità, e soprattutto la mediocrità del nuovo pubblico, privano l’artista e lo scrittore della libertà, costringono l’opera a rientrare nelle maglie di standard noiosamente omogenei. In questo senso, il romanzo d’appendice ne è l’esempio più clamoroso.

Ed ecco che allora interviene l’avanguardia ad innalzare agguerrite barricate contro la becera mercificazione e contro l’orrenda riduzione dell’arte a stereotipato cliché. Spie di una tale rivolta si erano accese già nell’Ottocento. Emblematiche le poesie di Baudelaire e dei simbolisti – Rimbaud su tutti – in Francia, e degli scapigliati in Italia. Gli avanguardisti raccolgono questi antichi moti letterari ribelli radicalizzandoli come mai era accaduto fino a quel momento.

Il rifiuto genera inusuali e straordinarie opportunità, la più importante delle quali è rappresentata dallo sperimentalismo. L’avanguardia sperimenta forme sconosciute, coraggiose, a tratti spaventose, linguaggi mai utilizzati che devastano l’immaginario collettivo abituale della letteratura e della società, linguaggi incomprensibili, indecifrabili, volutamente folli. L’obiettivo è provocare, scandalizzare, ridicolizzare, demolire le consuetudini. È una battaglia, e gli artisti e scrittori avanguardisti si coalizzano in gruppi, elaborando teorie e poetiche che divulgano tramite manifesti pubblicati sulle riviste europee più importanti.

Le opere create con tanto genio e con tanta sfrontatezza sono destinate ad un lettore che verrà. Un lettore che ancora non esiste e che l’avanguardia mira a preparare, formare ed educare. Sotto questo punto di vista, emerge un inusuale atteggiamento didattico e pedagogico delle correnti innovative.

Nel giro di pochi anni i movimenti d’avanguardia si estendono a macchia d’olio in tutta l’Europa, e non solo. È un contagio inarrestabile, un contagio che dona la vita ad esperienze artistico-letterarie fantastiche, senza precedenti, e tra le più intense ed autentiche dell’intera letteratura.

In copertina: Umberto Boccioni, Visioni simultanee, 1911-1912.

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