Antonio Sant'Elia, Centrale Elettrica - Parte della serie La Città Nuova, 1914.

L’Architettura futurista di Antonio Sant’Elia

L’architettura e l’arte spesso seguono binari paralleli, gli influssi e i periodi storici influenzano i movimenti di entrambi. La storia ci insegna che l’arte si muove leggermente in anticipo però, forse perché più rapida da consumare e da realizzare, e con meno obblighi formali rispetto all’architettura. Sta di fatto che paragonando opere architettoniche e artistiche dello stesso periodo storico spesso si possono trovare similitudini concettuali. Questo processo è avvenuto anche per il movimento avanguardista dei futuristi.

Stazione di aeroplani e treni ferroviari con funicolari e ascensori

Il movimento futurista, sotto la spinta di Marinetti, prese piede già nel 1909 con il manifesto futurista. I punti programmatici del “manifesto dell’Architettura futurista” furono espressi solo nel 1914, ben cinque anni dopo quelli del precursore. Va detto che Sant’Elia fu l’unico architetto, o per meglio dire il più coinvolto, che prese parte al movimento. Il suo grande impegno fu incentrato nella realizzazione della città futurista.

Casa comunicante con ascensori e ponte esterno. Casamento con ascensori esterni, galleria, passaggio coperto, su tre piani stradali (linea ferroviaria, strada per automobili, passerella metallica), fari e telegrafo senza fili

La città futurista fu un progetto utopico ovviamente, ma di grande interesse ancora oggi. Il manifesto fu la base sulla quale si formarono le fondamenta del progetto. Come il credo futurista, anche Sant’Elia voleva fortemente una nuova civiltà industrializzata e premeva per un’eroicizzazione delle macchine. Un esagerazione, vista ai giorni nostri, ma che in realtà non si discosta molto dalla realtà dei fatti. A parte le forme che possono essere più o meno simili ai gusti della modernità, il livello di industrializzazione e densità abitativa non è poi così lontano da molti quartieri metropolitani. Inoltre un indicazione precisa venne data per l’utilizzo dei materiali costruttivi:

“il valore decorativo dell’architettura Futurista dipende solamente dall’uso e dalla sistemazione originale di materiali grezzi o scoperti o violentemente colorati.”

I suoi spunti e la sua inventiva non vennero apprezzati dai contemporanei e vennero reinterpretate solo dopo la sua morte, avvenuta in combattimento durante la prima guerra mondiale. I costruttivisti russi e i razionalisti italiani cercarono di riprendere i suoi dettami, ma la dittatura in Russia e il fascismo in Italia interruppero qualsiasi tipo di evoluzione stilistica per tornare ad uno stile classicista che guardava all’impero romano come mito insuperabile.

Tuttavia l’esperienza di Sant’Elia rimane importantissima e non di meno conto delle precedenti sperimentazioni utopiche, come Tony Garnier. La definizione più chiara di ciò che volesse intendere per architettura lo espresse nel primo punto del suo manifesto futurista, lasciando in maniera incompleta però i suoi progetti a causa della sua breve vita.

“Che l’architettura futurista è l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità; l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza”

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