Racconti: Lampi di cielo Australe, parte 2.

Come nelle antiche riviste letterarie, beni culturali oramai scomparsi , proponiamo racconti originali a puntate. Un piacere per noi condividere le nostre fatiche letterarie e speriamo per voi partecipare alle varie parti di questi racconti brevi.

Lampi di cielo australe, parte 2

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Aveva la pelle corrosa dal gelo, le mani più esposte, sanguinavano dalle nocche. In lontananza Worsley lo chiamava sbracciandosi, Frank Worsley era il capitano e l’uomo più affidabile di tutto l’equipaggio. Shackleton non accelerò il passo, era stanco e stufo di tutta quella concatenazione d’eventi che l’aveva portati lì. Spitfire invece corse in avanti sulla banchisa verso Worsley, con le zampe poderose saltava i crepacci e le fratture nel ghiaccio che con l’aumento della temperatura andavano infittendosi.
-Comandante!- fece Worsley.
-Signor Worsley, scommetto che non sarà così impaziente quando tornerà da sua moglie. –
Worsley sorrise e si diresse subito verso la tenda, Shackleton lo seguiva ad un passo. Spitfire corse a giocare con gli altri cani da slitta che gironzolavano attorno al bivacco.
I due uomini entrarono nella tenda, dove la temperatura saliva di molti gradi al riparo dal vento. Shackleton sedette su una sedia con lo schienale di pelle, Worsley invece sull’unico sgabello dall’altra parte del tavolo.
– Non possiamo attendere ancora, abbiamo al massimo trenta o quaranta ore. La temperatura si alza alla svelta e le crepe si allargano. Ieri Greenstreet è caduto in acqua mentre camminava dietro l’Endurance.-
– Certamente.-
– Puntiamo ancora all’isola di Elephant?-
– Dipende tutto dalla media che potremmo tenere a piedi.-
– Io penso che con le scialuppe potremmo fare sulle quattro o cinque miglia al giorno. Ma prima di tre giorni saremo già in acqua, dipende anche se c’è da calarsi in qualche canalone.-
Ernest Shackleton avanzò sulla sedia e tirò fuori una presa di tabacco.
– Dobbiamo disfare il campo entro dieci ore, poi partiremo.-
– Gli uomini sono pronti, hanno capito da una dozzina di giorni che saremmo partiti a breve. Alleggeriremo il carico e lasceremo tutto il superfluo, Hurley sta già selezionando le lastre fotografiche.-
– Le lastre?-
– Si le lastre.-
– Ma è impazzito? Non possiamo caricarci di nulla che non sia necessario.-  sbottò di nervosismo il capitano.
-Dice che se non salva le lastre nessuno si ricorderà della nostra impresa.-
– Sarà un miracolo se ci ricorderemo noi della nostra impresa.-
Il capitano si alzò dalla sedia e si sistemo il passamontagna coprendosi le guance bruciate.
– Ognuno potrà portare una piccola sacca per la sopravvivenza, io e lei porteremo in più le bussole, il sestante e le carte. –
– E cani? Loro moriranno se li lasciamo qui.-
– Non possiamo portarli.-
– Lo so perfettamente, ma ci saranno comunque d’intralcio, ci seguirebbero perfino in acqua.-
– I cani non possono venire, bisogna avere rispetto per loro.-
– Gli uomini non sono pronti per questo.-
-Neppure io.-
Shackleton uscì dalla tenda dietro Worsley, e scivolando con il piede sinistro disse: -Raduni gli uomini!-
Worsley non si voltò neppure verso il comandante.

 

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