Bernardino Telesio – Proemio del De rerum natura iuxta propria principia

Nell’articolo “La filosofia della natura – Bernardino Telesio” abbiamo esplorato il pensiero di uno dei filosofi della natura più celebri ed influenti – da lui trassero ispirazione autori come Bruno, Campanella, Cartesio e Bacon – del Rinascimento. Quest’oggi concludiamo il discorso relativo al pensatore cosentino, proponendo i passi essenziali del Proemio della sua opera fondamentale, intitolata De rerum natura iuxta propria principia (1586).

L’oggettività della natura

Quelli che prima di noi hanno esaminato la struttura di questo mondo e la natura delle cose in esso contenute sembravano aver indagato su questi oggetti a lungo e con grande fatica: pare tuttvia che non ne abbiano conseguito una chiara comprensione. Come potremmo infatti pensare che questi argomenti siano stati ben compresi da questi uomini, i discorsi dei quali sono tutti discordi e in contraddizione sia con la realtà delle cose, sia tra di loro?
Possiamo ritenere che ciò sia accaduto in quanto, confidando troppo in se stessi, senza considerare – come sarebbe stato giusto – gli oggetti e le loro proprietà di per se stessi, hanno attribuito agli oggetti quella grandezza, quella natura e quelle proprietà che essi neppure apparentemente hanno. Come se contendessero e gareggiassero in sapienza con Dio, pensando di poter investigare con la ragione i principi e le cause del mondo e credendo e pretendendo di avere trovato ciò che invece non avevano trovato, si sono costruiti un mondo a proprio arbitrio. E così ai corpi – dai quali il mondo pare essere costituito – hanno attribuito non già la grandezza e la posizione che essi mostrano di avere, e nemmeno le qualità e le proprietà delle quali si mostrano dotati, bensì quelle che il loro ragionamento aveva asserito dovessero avere. Non fu certamente buona cosa che gli uomini si compiacessero di se stessi e insuperbissero fino a voler attribuire alle cose caratteri che non avevano constatato essere loro pertinenti e che con ciò quasi di sopravanzare la natura e cercando di imitare non soltanto la sapienza, ma anche la potenza della stessa divinità.
Noi non confidiamo a tal punto in noi stessi e siamo dotati di ingegno più tardo e di spirito meno forte; siamo amanti e cultori di una sapienza semplicemente umana, che può considerarsi giunta al massimo quando arrivi a scorgere ciò che il senso rivela e ciò che si può desumere dalla similitudine come le cose percepite per mezzo del senso. Ci siamo quindi proposti di esaminare il mondo e le sue singole parti, nonché le passioni, le azioni, le operazioni e gli aspetti delle parti e delle cose in esso contenute. Infatti, se correttamente esaminate, quelle riveleranno ciascuna la propria grandezza e queste riveleranno i loro caratteri, le loro proprietà e la loro natura. Se poi nei nostri discorsi sembrerà non esservi nulla di divino, di degno di ammirazione e nemmeno di molto acuto, essi tuttavia non saranno mai per nulla in contraddizione con la realtà delle cose e neppure con se stessi. Ovviamente non abbiamo seguito nient’altro che il senso e la natura, la quale, sempre coerente con se stessa, è sempre uguale a se stessa e sempre produce i medesimi effetti.
Se però qualcosa, nelle nostre asserzioni, non sarà conforme alla Sacra Scrittura o all’insegnamento della Chiesa Cattolica, ciò sarà da non ritenersi vero; anzi, dichiariamo che sarà da respingere e lo contestiamo. Infatti a quella Scrittura e a quell’insegnamento vanno proposti non soltanto qualsiasi ragionamento umano, ma anche la testimonianza del senso; e se non è conforme ad essi, va rifiutata anche la testimonianza del senso.

I principi agenti

Pur tanto lontano dalla terra, il sole diffonde costantemente in essa un grande calore e, osservato nel cielo libero da nuvole, nel suo aspetto ammirabile, appare molto splendente e si muove circolarmente di moto rapidissimo e continuo; inoltre, come è lecito credere, è costituito di materia molto sottile… La terra, invece, quando il suo influsso non sia contrastato dal sole, diffonde gran freddo: infatti il freddo è una caratteristica della terra e non dell’acqua, il freddo che congela e solidifica le acque, le priva delle proprie caratteristiche e la riduce a quelle della terra, e che, quando è molto intenso, trasforma per lungo tempo l’acqua in terra. Inoltre la terra è costituita da materia molto densa, non è animata da alcun movimento, è molto oscura e tenebrosa, è dotata di caratteristiche profondamente contrarie a quelle del sole e, rispetto a questo, se non è alla pari, certamente è poco meno attiva e poco meno potente. […]
Dunque il sole, emanato verso la terra il solo calore, rimuove da essa la sua natura, le sue facoltà e le sue proprietà e vi introduce le proprie […]. Per contro la terra, emanando il solo freddo, produce effetti opposti a quelli del calore del sole: spoglia le cose sulle quali agisce di tutte le proprietà e condizioni che il calore vi aveva introdotto e vi immette le proprie. Da calde, leggere, luminose e mobili che erano, le rende fredde, dense, oscure e immobili. […] Poiché si è dunque detto che il sole è costituito dal calore e la terra dal freddo, appare evidente che le capacità di agire e di operare, gli aspetti e le disposizioni che sono propri del sole derivano dal calore e quelli che sono propri della terra derivano dal freddo. È altrettanto evidente che entrambi – il calore e il freddo – sono stati dotati della facoltà di estromettere l’altro e le sue facoltà e condizioni dalle proprie sedi e di sostituirvi se stesso e le proprie facoltà e condizioni. […]
Tanto il calore quanto il freddo sono incorporei, poiché il calore che emana dal sole – o anche dal nostro fuoco – e il freddo che emana dalla terra evidentemente non si propagano per mezzo di alcuna cosa corporea. Entrambi penetrano in profondità in tutte le cose, anche nelle più dense e nelle più profonde, e si introducono uniformemente in qualsiasi parte e in qualsiasi punto di esse, cosicché non rimane alcun loro punto che non sia completamente e uniformemente occupato dal calore e dal freddo sopraggiungenti. Il che non potrebbe assolutamente accadere se essi fossero corporei. Tuttavia la terra non è costituita dal solo freddo. Allo stesso modo né il sole, né le altre stelle, né qualsiasi altra parte del cielo – insomma, nessun ente che sia costituito dal calore – sono costituiti unicamente dal calore, bensì sono costituiti anche da una massa corporea. […]
E poiché in nessun luogo si percepisce alcuna azione del calore o del freddo che possa essere prodotta dal puro calore e dal puro freddo senza che essi ineriscano ad una massa corporea, sicuramente deve essere aggiunta anche la massa corporea alla costituzione degli enti di natura, dei quali ricerchiamo i principi e le essenze costitutive. Quindi bisogna porre tre principi di tali enti: due nature agenti, cioè il calore e il freddo, e una massa corporea. E questa è ugualmente conforme e conveniente a entrambe le nature: atta a espandersi, a dilatarsi, a condensarsi, a contrarsi, a ricevere quella particolare disposizione dalla quale o il calore o il freddo sono favoriti. […] Quindi da Dio fu creata la massa, affinché le nature agenti e operanti penetrassero e sussistessero in essa e le conferissero ciascuna le proprie facoltà e attitudini […] in modo che da essa sorgessero il cielo, la terra e gli altri enti. Ed essa, a questi, non fornisce altro che la massa e la corporeità. […]
Pur essendo il calore e il freddo dotati di forze opposte nell’agire e nell’operare, entrambi sono stati forniti di un’identica facoltà e di un identico desiderio di riprodursi continuamente, di moltiplicarsi e di propagarsi, di diffondersi per ogni dove, di pervadere ogni corpo e quindi di contrastarsi reciprocamente, di scacciarsi a vicenda dai corpi occupati e di sostituirsi l’uno all’altro in essi, nonché di percepire l’uno l’azione dell’altro e la propria passività sotto l’azione dell’altro. È giusto che a entrambi sia stata attribuita questa duplice facoltà. Infatti per la produzione e la conservazione degli enti è necessaria l’azione di entrambi e quindi ognuno di essi deve essere continuamente sloggiato dalla propria sede: se dunque in entrambi non fosse stata posta questa capacità di rigenerarsi continuamente, alla fine sarebbero venute meno le nature agenti e quindi anche la produzione degli enti. Inoltre, essi sono dotati di forze completamente opposte con le quali si contrastano e si distruggono a vicenda: se in qualche modo dovevano conservarsi, occorreva attribuire loro la capacità di percepire le azioni e le forze dell’altro e la propria passività di fronte ad esse. Analogamente dovette essere attribuita a entrambi la capacità di percepire una sensazione piacevole, quando entrassero in contatto con ciò che è affine e simile ad essi, con ciò che è capace di favorirli e conservarli; e la capacità di percepire una sensazione sgradevole quando entrassero in contatto con ciò che è contrario e dissimile rispetto a loro, capace di danneggiarli e di distruggerli. […] E questo modo di sentire il reciproco contatto è proprio di tutti gli esseri.

B. Telesio, De rerum natura iuxta propria principia, Napoli 1586 (ristampa anastatica, Hildesheim 1971), trad. it. di C. Colombero.

Telesio opera in primo luogo un’aspra critica nei confronti dei filosofi metafisici precedenti, rei di aver elaborato delle strutture filosofiche su fondamenti irreali. Non solo, essi ostentarono la loro presunta grandezza intellettuale arrivando quasi a paragonarla alla grandezza di Dio. Per il pensatore cosentino la fiducia concessa alla ragione deve essere necessariamente ridimensionata, in favore di una pratica di ricerca della conoscenza fondata sulla sensibilità. In questo senso, l’obiettivo di Telesio è raggiungere «una sapienza semplicemente umana», dunque basata sui sensi.

Particolarmente interessante anche il metodo di indagine speculativa suggerito da Telesio, che prevede un’analisi globale ed al tempo stesso dettagliata del mondo, comprese passioni, azioni, operazioni ed aspetti delle singole parti e delle cose che esso contiene.

Nella seconda parte del Proemio, il filosofo cosentino espone la sua fisica, essenzialmente qualitativa e basata sulla contrapposizione tra il calore, che ha la sua sede nel sole e favorisce il movimento delle cose alleggerendole, ed il freddo, che invece dimora nella terra e causa l’immobilismo delle cose appesantendole. Questi due sono i principi primi della natura, e da loro derivano tutti gli altri, compresi l’acqua e l’aria. Tuttavia il calore ed il freddo, per operare correttamente, necessitano di una massa corporea sulla quale agire, e questa rappresenta il terzo principio fondamentale.

Bernardino Telesio fu uno dei filosofi più importanti del Rinascimento. Il suo pensiero influenzò, come già ricordato all’inizio dell’articolo, autori del calibro di Bruno, Campanella, Cartesio e Bacon. Per questo motivo abbiamo deciso di esplorarlo attentamente, e non solo tramite una panoramica generale della sua filosofia, ma anche attraverso il presente focus testuale.

Cosenza (città natale del filosofo), piazza XV Marzo. In primo piano la statua di Telesio, sullo sfondo l’Accademia cosentina, nella quale operò ed allora detta telesiana.
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