Una piccola espressione di dissenso verso i potenti.
Il “santo” padre ha espresso, come di routine, il diniego di tutta l’autorità cattolica nei confronti della possibile guerra in Siria, una dichiarazione di circostanza assimilabile a quelle dei suoi predecessori ( non nel caso di quel guascone del papa “emerito” ). Un piccolo monito che fa bene alla comunità mondiale tutta, ma che a mio avviso non “graffia” come vorrei che facessero le parole di un capo spirituale, Francesco assesta un colpo al cerchio e uno alla botte, come da copione. Lasciamo però il soglio pontificio, in fondo non è stato il vaticano a minacciare guerra ( credo solo per mancanza di portaerei ) ma gli Stati Uniti d’America, che per non smarrire le vecchie abitudini di una volta si sono subito gettati a capofitto nella complicatissima questione siriana. Le motivazioni del possibile intervento militare ( intendo le motivazioni plausibili e sottotraccia ) restano per me un piccolo mistero, in Siria non ci sono riserve petrolifere degne di nota, e neppure il gas estraibile dalle coste sembra essere appetibile sul mercato mondiale. Molti analisti, e soprattutto l’interessatissimo ministro degli esteri russo Lavrov, hanno fatto notare come siano fumose ed incerte le prove portate dai “virtuosi” americani. Annusando l’aria si nota un gran puzzo di deja vu, il ricordo fraudolento e mefitico delle fantomatiche armi di distruzione di massa attribuite solo pochi anni fa all’Iraq, il riferimento è logico ed inevitabile. Soprattutto l’aria di segretezza attorno alle fantomatiche prove lasciano lo spiraglio ad una infinità di dubbi e critiche, la necessità di sostenere, secondo gli Stati uniti, un’aria di confidenzialità sulle prove delle armi chimiche usate da Assad dimostra probabilmente la loro infondatezza.
Proprio per questi dubbi i governi di mezzo mondo, e per la prima volta anche i cugini anglosassoni, sono del tutto titubanti sulla necessità dell’intervento bellico. Il fatto che perfino il parlamento inglese, colonialista e guerrafondaio, si esprima contro questa ennesima e forzosa “esportazione di pace” ci da il polso della situazione polverosa ed esplosiva che rappresenta la Siria.
Anche l’Italia, che nel corso dei decenni ha ben dimostrato il suo servilismo verso gli Stati Uniti d’America, non ha espresso nessuna posizione, evitando di intromettersi in una vera e propria “polveriera”. Il ministro della difesa Mauro ha invocato una “pausa di riflessione”, senza però prendere le distanze dall’intervento militare, anzi lasciando aperte tutte le porte alla decisione del congresso degli Stati Uniti. Alla stessa maniera di Papa Francesco, lo stato italiano, non dimostra un atteggiamento determinato nell’opposizione al volere degli USA e della Nato. A mio avviso il punto che dovrebbe lasciare più perplessi i popoli e i lettori critici è il comportamento di Barack Obama che non si è espresso direttamente contro la possibilità della guerra, respingendo le idee dell’ala repubblicana del congresso. Trovo questo un vero paradosso per un uomo che è stato insignito del Nobel per la Pace nel 2009. So perfettamente quanto il premio assegnato dall’accademia svedese possa essere affidabile per giudicare l’operato di una persona, a dimostrazione di ciò basta elencare il nobel a Jimmy Carter di inizio millennio, e l’ultimo fresco d’assegnazione all’Unione Europea (perché secondo gli svedesi da 6 decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e dei diritti umani, sul serio?). Resta comunque l’amarezza e la delusione per l’operato del leader democratico, che non per suo esclusivo demerito, ha fallito molti degli appuntamenti per un cambiamento di rotta del suo paese. Proprio per questo non mi trovo d’accordo con quanto detto recentemente da Furio Colombo: ” Se fossi cittadino americano sarei orgoglioso del presidente del mio Paese. Barack Obama ha mostrato con durezza e chiarezza la sua condanna per quelle centinaia di cadaveri, donne e bambini sterminati, in un modo orrendo e crudele e tutt’ora misterioso. E ha dichiarato che non ne starà fuori. Ma invece di correre dietro al carro delle prove, che persino il suo Segretario di Stato gli stava offrendo, ha preferito rivolgersi al congresso del suo paese, dunque deputati e senatori che in questo momento ascoltano i cittadini. Non si fa una guerra da soli, una guerra che può diventare immensa e globale in ogni istante. “.
Non credo che i pochi americani con una coscienza umanitaria debbano ritenersi soddisfatti dall’operato del loro presidente, che si è limitato a dimostrare riluttanza (non a caso come fece Jimmy Carter). E’ difficile decifrare infine il beneficio che l’intervento in Siria potrà portare all’egemonia militare statunitense e al consenso al governo di Obama ( in particolare per i poteri militari che governano il “nuovo mondo”).