La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L’attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata – al pari di un giornale – all’inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere.
Walter Benjamin, annuncio della rivista «Angelus Novus».
Mai come nel Novecento si era assistito, nel panorama letterario italiano, ad un infittirsi di riviste, programmi e proclami. In quanto organi fondamentali di discussione, proposta e divulgazione, le riviste svolsero, in particolar modo nella prima metà del XX secolo, un ‘intensa ed essenziale azione tesa ad affermare e diffondere le nuove idee letterarie dell’epoca. iMalpensanti vi propone un viaggio tra i rotocalchi più importanti ed influenti del Novecento italiano.
Campo di Marte
Campo di Marte fu una rivista fondata a Firenze nell’estate del 1938, “quindicinale di azione letteraria e artistica”, come specificato nel sottotitolo. Fu diretta da Enrico Vallecchi ed impreziosita dalle decisive collaborazioni di Alfonso Gatto e Vasco Pratolini, che ricoprirono il ruolo di redattori.
Il giornale nasce durante un periodo culturale e politico tra i più complicati della storia italiana, poiché caratterizzato dalla dittatura fascista. Il becero regime chiude violentemente le porte allo sviluppo intellettuale del paese, costretto a ripiegare in se stesso. Il rotocalco fiorentino si colloca in opposizione al provincialismo patriottico dilagante in quegli anni, propagandato dalle istituzioni, difendendo l’autonomia dell’arte, svincolata da qualunque ideologia politica, ed impegnandosi a dare risalto all’emergente corrente poetica dell’Ermetismo, della quale diviene ben presto uno degli organi “ufficiali”.
Sul foglio compaiono molti articoli coraggiosi, che trattano in particolar modo del rapporto tra la letteratura e la società, e della rielaborazione proprio in senso sociale del ruolo dello scrittore. Inoltre è dedicato spazio alla critica dei poeti italiani all’epoca più noti – ad esempio, nel secondo numero della rivista troviamo un contributo di Gatto intitolato Preambolo a Gozzano, nel quale viene analizzato il “caso” del grande autore crepuscolare.
La pubblicazione di un frammento del romanzo Erica e i suoi fratelli di Elio Vittorini, storia di una fanciulla che a causa dell’assenza dei genitori si prostituisce per sfamare i fratellini, e gli attacchi frontali e senza timori operati da Giulia Veronesi nei confronti degli architetti “corporativi”, attirano le attenzioni del regime, che spietato opera la censura contro il giornale, costringendolo a terminare le pubblicazioni nel 1939, dopo appena un anno di vita.
L’ultimo atto di Campo di Marte è rappresentato dal Congedo provvisorio, in realtà definitivo, scritto da Alfonso Gatto.
Il rotocalco visse solamente per dodici mesi, eppure fu intensa la sua attività culturale, ardente, tanto che in pochissimo tempo riuscì ad imporsi come uno dei fogli nazionali più importanti, impavida ed encomiabile in relazione al difficile periodo storico.
Di seguito, alcuni tra gli autori le cui opere trovarono spazio su Campo di Marte, nomi enormi della letteratura europea, che ci danno l’esatta misura dello straordinario lavoro svolto da Vallecchi e soci: Eugenio Montale, Mario Luzi, Paul Valéry, Sandro Penna, Federigo Tozzi, Gianna Manzini, Vittorio Sereni, Piero Bigongiari, Carlo Emilio Gadda, Rainer Maria Rilke, Leonardo Sinisgalli, Tommaso Landolfi, Aleksandr Sergeevič Puškin, Romano Bilenchi, Franco Calamandrei.