La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L’attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata – al pari di un giornale – all’inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere.
Walter Benjamin, annuncio della rivista «Angelus Novus».
Mai come nel Novecento si era assistito, nel panorama letterario italiano, ad un infittirsi di riviste, programmi e proclami. In quanto organi fondamentali di discussione, proposta e divulgazione, le riviste svolsero, in particolar modo nella prima metà del XX secolo, un ‘intensa ed essenziale azione tesa ad affermare e diffondere le nuove idee letterarie dell’epoca. iMalpensanti vi propone un viaggio tra i rotocalchi più importanti ed influenti del Novecento italiano.
La Critica
La Critica fu una rivista culturale fondata da Benedetto Croce nel novembre del 1902. Il filosofo ne diffuse il programma in appendice della sua opera Conversazioni critiche, annunciando che il mensile tratterà di “libri italiani e stranieri, di filosofia, storia e letteratura, senza la pretesa di tenere il lettore al corrente di tutte le pubblicazioni sui vari argomenti, ma scegliendo alcune di quelle che abbiano, per argomento o pel merito, maggiore interesse, e meglio si apprestino a feconde discussioni. La rivista sosterrà un determinato ordine d’idee, perché niente è più dannoso al sano svolgimento degli studi di quel malinteso sentimento di tolleranza, che è in fondo indifferenza e scetticismo”.
Nel numero d’esordio, pubblicato il 20 gennaio 1903, Croce, con il saggio relativo alla poesia di Giosuè Carducci, inaugura la rubrica intitolata Note sulla letteratura italiana nella seconda metà del secolo XIX che, insieme agli studi di Giovanni Gentile raccolti sotto il titolo Filosofia in Italia dopo il 1850, rappresenta la rassegna più importante della prima serie della rivista, che termina nel 1914, proprio in concomitanza con la conclusione delle due rubriche.
La seconda serie è caratterizzata da un forte interesse per la storia. Viene concesso molto spazio alla figura di Francesco De Sanctis, del quale vengono illustrate al lettore la vita e le opere. In questo periodo vedono inoltre la luce sulle pagine del giornale i saggi crociani su Ariosto e Goethe. Durante la Prima guerra mondiale La Critica si proclama neutralista e, nonostante il terribile incalzare del conflitto bellico, non cessa le pubblicazioni, sostenendo coraggiosamente che “sopra il dovere stesso verso la Patria, c’è il dovere verso la verità, che comprende in sé e giustifica l’altro”. In queste parole dense di positiva tracotanza, tutto lo spirito di un grande pensatore e ricercatore di verità libero: Benedetto Croce.
Al termine della Grande Guerra il mensile annuncia le sue posizioni di contrasto nei confronti di Decadentismo, Futurismo e Pascolismo. Nei numeri dati alle stampe tra il 1921 ed il 1925, La Critica si occupa dell’esperienza di senatore e di Ministro della Pubblica istruzione di Croce, proponendo al pubblico le riforme scolastiche proposte in Parlamento dal direttore.
Nel 1925 inizia la terza serie della rivista, serie contraddistinta dalle polemiche con Marinetti, e dunque con il movimento futurista, e con il lanciato regime fascista. Durante gli anni della dittatura, Benedetto Croce, da ostinato e determinato oppositore, viene lasciato solo. Lavorare nella solitudine, usufruendo di sparute collaborazioni e fronteggiando un potere incontenibile come quello statale, non è affatto semplice, ma il filosofo, già qualche anno prima abbandonato dal collega Gentile, non getta la spugna. Compaiono monografie che descrivono la storia civile, letteraria, culturale e filosofica italiana.
Nonostante le enormi difficoltà, inasprite dall’avvento della Seconda guerra mondiale, La Critica prosegue nel suo encomiabile lavoro pubblicando, tra il 1939 ed il 1944, articoli che trattano di moderna letteratura italiana, di poesia, di storia e di estetica.
Nel 1944 la rivista, dopo la pubblicazione dell’ultimo numero, il XLII, dopo un’intensa, e per molti versi coraggiosa, attività culturale raramente pluriennale per un giornale, chiude i battenti.
Tra i tanti meriti del foglio crociano, spicca ancora oggi l’aver saputo incarnare appieno quello spirito di ricerca e di divulgazione della verità che rappresenta il fondamento essenziale, basilare di ogni rivista culturale e letteraria che abbia l’ispirazione di elevarsi fin sulle vette olimpiche dell’illustre carta stampata consacrata alla conoscenza.