La ripida Rue Lepic non sembra regalare niente di più che una strada acciottolata intorno a una collina. Ma Montmartre brilla di luce propria e la notte prende vita. E se i fantasmi esistessero, in cima a quella strada ci sarebbe un gran bordello ogni sera, dove anche i vivi farebbero a gomitate per parteciparvi. Eppure quella salita che scoraggerebbe i più pigri, se portata a termine, sarebbe in grado di regalarvi un buon bicchiere di vino e un pezzo di pane della farina macinata al Moulin de la Galette.
O almeno, questo era quello che vi attendeva in cima alla collina nel XIX secolo, quando la Belle Époque impazzava, la vita stava cambiando velocemente e i numerosi mulini a vento presenti a Parigi venivano convertiti in piste da ballo e luoghi di incontro. E così si passò dal latte, che solitamente veniva servito insieme ad un pezzo di pane prodotto nel mulino stesso, al vino. Questo ovviamente comportò dei cambiamenti sostanziali della clientela e con essa le abitudini dei frequentanti del luogo.

Dal 1830, anno in cui vennero realizzate le sostanziali modifiche al mulino, il successo arrivò inesorabile. Al bar fu aggiunta una pista da ballo esterna, voluta fortemente dal proprietario, Charles Debray, che incrementò notevolmente il flusso di gente a Montmartre. Ben presto il quartiere divenne ritrovo di artisti, attratti dalla vita semplice e spensierata della campagna, che ancora regnava nelle vicinanze. In prossimità del mulino vi era anche il Moulin Radet, una seconda struttura che però rimase tale fino al ‘900, dato che la zona prima dell’invasione artistica era abitata solamente da contadini.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il più famoso Moulin Rouge aprì molti anni dopo il Moulin de la Galette, solo nel 1889 sulla scia del successo di quest’ultimo. La grande fortuna del locale di Montmartre fu quella di riuscire ad attirare personaggi di caratura artistica eccezionali come Renoir, Toulouse-Lautrec, Van Gogh (che tra l’altro abitò anche nella stessa Rue Lepic), Pissarro, Picasso, Utrillo e molti altri. La vista mozzafiato di Parigi attraversata dalla Senna, la natura e le numerose vigne circostanti furono dei buoni motivi all’epoca per spostarsi fuori città, sulla collina di Montmartre.

Cosa ne è rimasto oggi di quel sogno delirante di una sera a passeggio per i ciottoli bagnati dalla pioggia delle stradine di Montmartre? Poco o niente, apparentemente. Infatti il Moulin de la Galette non esiste più, o meglio esiste ed è anche stato ristrutturato recentemente, ma ora non è più un locale e dunque non è visitabile. In compenso esiste un ristorante sulla stessa via, chiamato Moulin de la Galette, ma in realtà corrisponde al Moulin Radet ed è quindi il frutto di una mossa commerciale infelice che attira flotte di turisti nell’attuale “zoo” di Montmartre.
In fondo forse è meglio così però, perché un sogno può essere molto di più della realtà. E se per caso ancora oggi fosse aperto, non avrei resistito all’invasione di modernità alla quale sarebbe stato sottoposto il luogo. Quindi in cuor mio continuo ad osservare i quadri che ci raccontano un po’ di quello che fu Montmartre e il Moulin de la Galette, tramite le pennellate dei più grandi pittori della Belle Époque e di sempre, che resero Parigi una città eterna. Non vi nascondo che a volte sogno di scendere quella stradina e con orecchio vigile sentire una melodia che mi riporta ad un epoca che fu, e in pieno stile Midnight in Paris, attraversare la cancellata del Moulin de la Galette, e ritrovarmi travolto dalla spensieratezza della vita durante la Belle Époque.
