Riviste letterarie del Novecento – La stampa periodica socialista

La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L’attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata – al pari di un giornale – all’inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere.

Walter Benjamin, annuncio della rivista «Angelus Novus».

Mai come nel Novecento si era assistito, nel panorama letterario italiano, ad un infittirsi di riviste, programmi e proclami. In quanto organi fondamentali di discussione, proposta e divulgazione, le riviste svolsero, in particolar modo nella prima metà del XX secolo, un ‘intensa ed essenziale azione tesa ad affermare e diffondere le nuove idee letterarie dell’epoca. iMalpensanti vi propone un viaggio tra i rotocalchi più importanti ed influenti del Novecento italiano.

In questo appuntamento dedicato alle riviste letterarie italiane del Novecento, gettiamo uno sguardo alla stampa periodica socialista. In questo senso, sono tre i rotocalchi più importanti: Critica Sociale, La folla L’Asino.

  • Critica Sociale

Critica sociale viene fondata a Milano il 15 gennaio 1891 da Filippo Turati (1857-1932), uno dei primi e più importanti leader del socialismo italiano.

Nella fase iniziale, che va dal 1891 al 1898, la rivista si fa testimone della presenza politica del socialismo e della sua autonomia, diventando il principale organo “istituzionale” interprete di quel periodo, definibile come intransigente, del partito che sta nascendo e si sta sviluppando. Tale fase è caratterizzata in particolar modo dalla polemica contro gli anarchici, gli operaisti e quella Sinistra borghese, repubblicana e radicale, dalla quale il socialismo prende le distanze.

Dopo la chiusura causata dalla condanna del fondatore e direttore, la rivista riprende a pubblicare regolarmente nel 1901.

Dal 1902 al 1913, Critica Sociale affronta soprattutto il delicato problema dell’istruzione, avanzando interessanti ed innovative proposte scolastiche.

Parlando di letteratura, che poi è la cosa che più ci interessa, il giornale aderisce alla tendenza critica positivista e marxista, proponendo versi dell’anarchico Pietro Gori, componimenti della poetessa Ada Negri e pagine di narrativa di Italo Svevo.

Nel 1926 anche Critica Sociale viene colpita dalla censura fascista, ed è costretta a chiudere i battenti. Riprende a stampare nel 1945, e da allora fino ad oggi, la rivista è infatti ancora viva, si dedicherà completamente alla politica, relegando gli interessi letterari ai margini.

  • La folla

La folla è un settimanale di carattere prevalentemente politico fondato a Milano nel 1901 dallo scrittore verista Paolo Valera (1850-1926).

La rivista rappresenta la frangia più radicale e risoluta del giovane socialismo lombardo, prendendo le distanze dal pensiero più moderato di Turati.

Da buon scrittore verista, Valera costruisce i suoi articoli sotto forma di inchieste, inchieste che riguardano soprattutto i bassifondi di Milano. I luoghi più citati sono le lussuriose case di piacere, gli squallidi dormitori pubblici, le carceri infernali.

La folla smaschera ed accusa le piaghe più sordide della società italiana post-unitaria, rivestendo in questo modo un importante ruolo di denuncia.

Di seguito, i Propositi documentari del giornale, pubblicati nel primo numero, stampato il 5 maggio 1901.

“Il titolo è la nostra ditta. Tutti capiscono che noi siamo della FOLLA, per la folla, con la folla. La nostra è una folla virile che si muove, che si agita, che strepita e si coalizza tutte le volte che la legge del privilegio le nega un diritto.

La nostra non è più uno stomaco con le mani giunte e gli occhi verso il dio che ha reso divina la miseria. È una testa con la voce imperiosa e col verbo che è tutta una sollevazione: ‘ESIGÈ.

Con il senso umano che è in noi e con le teorie che escono dalla vita, noi entriamo nello steccato della LOTTA DI CLASSE ad occupare il nostro posto di combattenti e ad affermare la superiorità fisica e intellettuale della folla che anela all’abolizione dei ricchi e dei poveri.

La bocca del POPOLO sarà il nostro dizionario. La lingua letteraria degli individui è insipida, scolorita, fredda come se uscisse dalla tomba. Quella delle masse è viva, gagliarda, ardente come l’alito di una fornace. Vi si sente il genio collettivo che l’ha riempita d’immagini e di neologismi che la mantengono moderna.

LA FOLLA È DOCUMENTARIA. Non crede alle idee dei personaggi. Essa vuole della vita vissuta, dei documenti umani. Perché sono essi che racchiudono l’esperienza sociale e il polline intellettuale che deve emanciparsi dalle ipocrisie nazionali e dalle virtù borghesi”.

  • L’Asino

L’Asino è una rivista di satira politica fondata a Roma il 27 novembre 1892, da Guido Podrecca (1865-1923), allora studente universitario di ispirazione carducciana, positivista e socialista, e da Gabriele Galantara (1867-1937), ex studente di matematica, disegnatore e pupazzettista, anch’egli socialista. Il titolo, singolare e di grande impatto, si rifà al sonetto di Carducci L’asino, o vero dell’ideale.

Dal 1892 al 1901, il giornale si concentra sulla difesa degli sfruttati, degli emarginati, e sulla rivendicazione delle posizioni socialiste più aperte e moderate. In particolare, le vignette pungenti di Galantara, che saranno la causa del suo arresto, si scagliano contro Giolitti ed il suo governo, caratterizzato da scandali, corruzione e violenza poliziesca. L’Asino raggiunge risultati insperati, i lettori aumentano di giorno in giorno, la tiratura è molto elevata.

A partire dal 1901 la tendenza della rivista cambia. La riorganizzazione ed il rafforzamento dei cattolici, impone ai due direttori e fondatori una presa di posizione decisa. Si scagliano allora contro il clero ed il Vaticano, accusando la massima istituzione cattolica di corruzione, aggressività, superstizione. I lettori apprezzano la tendenza, ed aumentano. Tuttavia, a causa delle violente e continue operazioni anti-clericali, il giornale viene frequentemente sequestrato.

Dopo la Prima guerra mondiale L’Asino perde smalto, vigore. Dopo una iniziale adesione al Fascismo, si schiera a favore di quel socialismo massimalista che si oppone al regime. Nel 1925, dopo una lunga serie di minacce ed agguati, la rivista è costretta a sospendere le pubblicazioni, che non riprenderà mai più.

Vi proponiamo l’articolo di presentazione del primo numero de L’Asino, nel quale Podrecca e Galantara descrivono le linee programmatiche fondamentali del rotocalco, intitolato Prendendo il trotto.

“Giosuè, poeta moderno e grande – non ramingo, affamato, ospite di caprai, come l’antico Omero; ma (ohimè!) commendatore lucido e rotondetto nelle corti e tra i ben nutriti -maravigliato dal mio guardare attonito chiesemi con dolcissimo suono di rime:

Oltre la siepe, o antico paziente,
de l’odoroso biancospino fiorito,
che guardi tra i sambuchi a l’oriente
con l’accesa pupilla inumidita?”
Io non guardo all’oriente, o poeta, ma guardo al mondo che è del tutto…disorientato.
Guardo a questa matta popolazione di asini divisa in due categorie:
Gli asini da soma; e gli asini d’oro,
I primi vanno ai campi; i secondi stanno alla greppia.
I primi portano la farina; i secondi…la mangiano!
Guardo al fenomeno curioso, e ne penso la causa: perché tutto ciò?
Perché i primi hanno il basto; e i secondi…il bastone.
Oh vivaddio…basta!Io, nato fra gli asini da soma, non
Penso l’ardente Arabia e i padiglioni di Giob,
ma penso, per Giobbe! che è ora di finirla, e col primo vagito mando un raglio di ribellione:
compagni di fatica! sprangate a calci a destra, asinistra…e al centro!
Buttate il basto! e frantumate il bastone!
Per tutti la fatica! per tutti la farina!”
Concludiamo l’articolo mostrandovi due copertine del giornale, disegnate ovviamente da Gabriele Galantara.          
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