La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L’attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata – al pari di un giornale – all’inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere.
Walter Benjamin, annuncio della rivista «Angelus Novus».
Mai come nel Novecento si era assistito, nel panorama letterario italiano, ad un infittirsi di riviste, programmi e proclami. In quanto organi fondamentali di discussione, proposta e divulgazione, le riviste svolsero, in particolar modo nella prima metà del XX secolo, un ‘intensa ed essenziale azione tesa ad affermare e diffondere le nuove idee letterarie dell’epoca. iMalpensanti vi propone un viaggio tra i rotocalchi più importanti ed influenti del Novecento italiano.
Leonardo
La rivista Leonardo viene fondata a Firenze da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini nel 1903. È senza dubbio tra le istituzioni letterarie più importanti del Novecento italiano.
Il programma sintetico pubblicato il 4 gennaio 1903, che segna l’esordio del giornale, propone uno svecchiamento culturale deciso, tale da sollecitare persino l’interesse di Benedetto Croce. L’elemento della “gioventù” emerge prepotente, affiancato da concetti come “liberazione”, “universalità”, “superior vita intellettuale”.
L’orientamento della rivista è prevalentemente filosofico, e nel primo periodo, abbraccia soprattutto le emergenti tendenze irrazionalistiche figlie dei pensieri di Nietzsche e di Bergson. Si privilegiano dunque la bellezza, l’intelligenza e l’idea della’arte, senza risparmiare una sottile polemica al Positivismo dilagante. La letteratura non è più concepita come uno strumento sottoposto al reale, come una sua imitazione, bensì come sublimazione del tutto indipendente dalla realtà.
Tuttavia ben presto il Leonardo sposta l’attenzione sull’ideologia filosofica pragmatista ed empirista di William James.
Nello spazio di pochi anni le differenze ideologiche tra i due fondatori si accentuano. Papini è attratto dalle teorie spiritualistiche ed esoteriche, al contrario Prezzolini privilegia un più stretto rapporto fra la ricerca filosofica e l’impegno intellettuale attivo. La convivenza non è più possibile, e a farne le spese è la rivista. Nel 1907, quattro anni dopo il debutto, il Leonardo chiude i battenti.
Programma sintetico
Ecco la breve e dichiarazione programmatica con la quale la rivista esordisce il 4 gennaio 1903.
“Un gruppo di giovini, desiderosi di liberazione, vogliosi di universalità, anelanti ad una superior vita intellettuale si sono raccolti in Firenze sotto il simbolico nome augurale di “Leonardo” per intensificare la propria esistenza, elevare il proprio pensiero, esaltare la propria arte.
Nella VITA son pagani e individualisti – amanti della bellezza, dell’intelligenza, adoratori della profonda natura e della vita piena, nemici di ogni forma di pecorismo nazareno e di servitù plebea.
Nel PENSIERO son personalisti e idealisti, cioè superiori ad ogni sistema e ad ogni limite, convinti che ogni filosofia non è che un personal modo di vita – negatori di ogni altra esistenza di fuor dal pensiero.
Nell’ARTE amano la trasfigurazione ideale della vita e ne combattono le forme inferiori, aspirano alla bellezza come suggestiva figurazione e rivelazione di una vita profonda e serena
Fra l’espressioni delle loro forze, de’ loro entusiasmi e dei loro sdegni sarà un periodico intitolato
LEONARDO
che pubblicheranno in fascicoli di 8 pagine ornati d’incisioni lignee ed impressi con ogni cura.”