Riviste letterarie del Novecento – Convito

La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L’attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata – al pari di un giornale – all’inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere.

Walter Benjamin, annuncio della rivista «Angelus Novus».

Mai come nel Novecento si era assistito, nel panorama letterario italiano, ad un infittirsi di riviste, programmi e proclami. In quanto organi fondamentali di discussione, proposta e divulgazione, le riviste svolsero, in particolar modo nella prima metà del XX secolo, un’intensa ed essenziale azione tesa ad affermare e diffondere le nuove idee letterarie dell’epoca. iMalpensanti vi propone un viaggio tra i rotocalchi più importanti ed influenti del Novecento italiano.

Convito

La rivista letteraria Convito viene fondata a Roma, nel gennaio del 1895, da Adolfo De Bosis, Gabriele D’Annunzio ed Angelo Conti. Pubblicherà ad intervalli irregolari, fino al 1907, dodici numeri stampati su fastosa carta a mano, e presentati in una lussuosa e raffinata veste tipografica.

Ai primi nove numeri (editi dal 1895 al 1896, periodo in cui il Convito può realmente essere considerata una rivista, poiché i fascicoli successivi, contenendo solo scritti di De Bosis, devono essere considerati a sé), collaborarono autori dalla tendenza estetizzante e decadente, appartenenti alla vecchia ed alla nuova generazione letteraria italiana. Autori come Edoardo Scarfoglio, Enrico Nencioni, Enrico Panzacchi, Giovanni Pascoli. Da tali collaborazioni capiamo subito come il giornale riuscì nel suo intento iniziale, quello di imporsi come organo centrale del Decadentismo italiano.

Oltre agli articoli, particolarmente indicativi dell’atmosfera decadente del rotocalco furono le illustrazioni, create da originali e fantasiosi artisti dell’epoca. Illustrazioni fuori dal comune, lontane dalla tradizione, raffiguranti per lo più figure enigmatiche, visioni allegoriche, serpentine e sinuose donne-meduse.

Nel Proemio, pubblicato nel primo numero alla stregua di un manifesto programmatico, veniva presentato il quadro fosco di una società italiana corrotta dall’industrialismo borghese, penetrato fin dentro le maglie viziose della politica. Una società affarista, abietta, disonesta, in declino. In opposizione a questa situazione obliosa, il gruppo di autori del Convito, definibili come nietzscheani, tanto grande era la loro ammirazione nei confronti del fondamentale filosofo tedesco, propone la rivalutazione della figura bistrattata dell’intellettuale, e rivendica l’unico sacro potere indistruttibile, quello della Bellezza.

Proemio – Manifesto del Convito

“Alcuni artisti, scrittori e pittori, accomunati da uno stessa culto sincero e fervente per tutte le più nobili forme dell’Arte, si propongono di pubblicare ogni mese in Roma – dal gennaio al dicembre di questo anno – una loro raccolta di prose, di poesie e di disegni composta con insolita severtà e stampata con quella eleganza semplice che aggiunge decoro alle belle immagini e ai chiari pensieri.

C’è ancora qualcuno che in mezzo a tanta miseria e a tanta abjezione italiana serba la fede nella virtù occulta della stirpe, nella forza ascendente delle idealità trasmesseci dai padri, nel potere indistruttibile della Bellezza, nella sovrana dignità dello spirito, nella necessità delle gerarchie intellettuali, a tutti gli altri valori che oggi dal popolo d’Italia sono tenuti a vile, e specialmente nell’efficacia della parola.

In questa Roma tanto triste noi vorremmo portare in trionfo un simulacro di Bellezza così grande che la forza superba della forma – quella ‘VIS SUPERBA FORMAE è esaltata da un poeta umanista – soggiacesse agli animi abbruttiti.

Non è più il tempo del sogno solitario all’ombra del lauro o del mirto. Gl’intellettuali raccogliendo tutte le loro energie debbono sostenere militarmente la causa dell’Intelligenza contro i Barbari, se in loro non è addormentato l’istinto profondo della vita”.

I fondatori

Adolfo De Bosis (1863-1924) fu un poeta e scrittore italiano.

Gabriele D’Annunzio (1863-1938) fu uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista ed eroe di guerra italiano. Insieme a Giovanni Pascoli, il più illustre esponente del Decadentismo italiano.

Angelo Conti (1860-1930) fu uno scrittore, storico dell’arte e filosofo italiano.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: