Taru il conciatore e Trascendentalismo – parte 1

Taru il conciatore. ( Tavola 1 )

 I tavola
 
Io sono Taru il conciatore e vivo assieme alla mia gente nella valle rossa, tra il fiume e il grande albero al centro della montagna. Queste sono le prime informazioni di cui posso essere certo. Io stesso ho costruito la nostra grande capanna centrale, ho raccolto fango e fili d’erba per edificarla assieme agli altri uomini. Abbiamo costruito le nostre case una per una, tutti assieme abbiamo scavato fori per i tronchi degli alberi e selezionato i semi per i nostri campi. Ho visto transitare molte volte gli uccelli migratori sopra il fiume, e proprio del fiume siamo sopravvissuti. 
Dal giorno della morte di Manilat e dei suoi compagni la mia memoria e la mia lucidità svaniscono nel dolore. La tragedia che li ha colpiti mi divora ogni giorno e la vista del loro incosciente assassino mi buca lo stomaco. Non dormo e non mangio. Dalla collina fisso lo sguardo sul fiume verde e i balzelli delle rapide in fermento, proprio l’acqua e i gorghi delle onde hanno ucciso e inghiottito i miei compagni, e Manilat. Osservo la serpe cristallina che s’incunea a valle e le fronde curve sullo specchio, e più guardo più in me bolle l’odio per il vero artefice della tragedia. Surtii il mistico, con le sue elucubrazioni e con il consiglio dei suoi falsi dei, ha spedito la mia stessa vita nel gorgo del rettile argentato. Ha mandato a morte l’intera spedizione, sostenendo la presenza di grandi spazi per i nostri campi, ed enormi alberi da frutto al di là del fiume.
“Bisogna superare il grande fiume!” Diceva Surtii roteando il bastone. Nessuno tra i nostri avi aveva mai tentato di attraversarlo, per anni abbiamo osservato le sue sponde e bevuto la sua acqua in silenzio. Ora non riesco più a concentrarmi o a focalizzare gli ultimi giorni, tutti gli ultimi accadimenti sfuggono alla mia mente. 

                                                                                                                  Rogaia Raffaele

La tendenza filosofica e poetica sviluppatasi in Nord America nell’ottocento, che risponde al restrittivo nome di Trascendentalismo è sempre stava scansata e rifiutata in Europa. Il ricordo delle idee romanticiste nel vecchio continente rendevano indigeste le nuove tendenze d’oltreoceano, anzi sembravano (e sembrano) tematiche antiquate. Solo Nietzche prese come riferimento gli scritti di Ralph Waldo Emerson, in questa maniera il pensiero dei trascendentalisti affluì in Europa. 
Henry david Thoreau nel suo libro “Camminare“, descive l’america neodemocratica come una vera terra incontaminata, dalle proprietà naturali straodinarie. Ed effettivamente è facile intuire il motivo e l’eziogenesi di questa corrente di pensiero. Il continente Nord Americano che andava scoprendosi nel corso dei secoli, fino nei suoi angoli più reconditi, ha dimostrato una ricchezza naturale insuperata. Immagino che per i coloni europei fosse strordinario osservare deserti infuocati, montagne altissime, grandi cascate ed alberi di una grandezza spropositata. Era come se tutto fosse più grande che in Europa, tutto era più bello e più selvaggio, gli animali più grandi e numerosi. I coloni sbattuti in una nuova terra si trovavano di fronte ad una seconda possibilità (sprecata purtroppo), ed il territorio sterminato era la prova tangibile. Anche i poeti, come Walt Whitman canteranno l’amore per la nuova natura, con questo però non si esaurisce lo spettro filosofico dei più influenti pensatori (molto rari) Americani.

  

Il mondo sottomarino,
Foreste al fondo del mare, i rami, le foglie,
Ulve, ampi licheni, strani fiori e sementi,
folte macchie, radure, prati rosa,
Variegati colori, pallido grigio verde,
porpora, bianco e oro, la luce vi scherza
fendendo le acque.

                                                       
                                                                    ( Walt Whitman-La poesia salverà il mondo)
Continua…. 
 
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